Ti ricordi papà la prima volta che ci siamo incontrati?

25.08.2023

In questo libro Samuel e Mattia dialogano tra di loro. Scopriremo tante cose sulla Freccia D'Oro e suo figlio adottivo, o per meglio dire, preso in affido. Ti ricordi papà la prima volta che ci siamo incontrati è pubblicato a puntate in esclusiva per i lettori di Borgopianura Oggi

Capitolo 1


"Ti ricordi papà la prima volta che ci siamo incontrati?"

"Certo che me lo ricordo… era l'estate del 2007, eravamo sul traghetto per la Sardegna, io con Freccia e tu con i tuoi genitori."

"Se non ricordo male fosti tu a prendere posto vicino a noi…"

"Sì, mi sembra di sì, sai, sono passati tanti anni… mi avevano colpito i tuoi genitori, che carichi di valige, stentavano a trovare posto."

"Quel particolare sinceramente non lo ricordavo. Ricordo però che quando ti vidi, ero appena tornato dal bar, impazzii di gioia: sei sempre stato il mio beniamino. Di quella vacanza la cosa che porto più nel cuore è stato quando mi hai accompagnato al cinema e mi ha comprato quel giocattolo, sai, lo conservo ancora: fa bella mostra sulla scrivania del mio ufficio. E' un modo per ricordarmi di te e di quel periodo."

"Inizialmente avevo un po' di timore a parlare della mia omosessualità, sai, davanti ad un bambino di 7 anni, forse avevo paura delle tue domande."

"E perché mai?"

"I bambini non hanno alcuna malizia e pertanto sono molto diretti, temevo probabilmente di cadere in imbarazzo…"

"I miei genitori mi hanno sempre insegnato ad avere una mentalità aperta, poi… sono sempre stato un bambino precoce."

"E pensare che sono stato indeciso fino all'ultimo se fare quella vacanza: Riccardo era morto da due anni, tuttavia in quella casa erano racchiusi tanti ricordi."

"Intendi la casa in Sardegna?"

"Sì, era…ed è dei suoi genitori, ci trascorremmo la prima vacanza assieme, il primo anno che ci siamo conosciuti."

"Non avevi pensato magari di andare in albergo? Ricordo che i miei genitori ti proposero anche di venire a stare da noi."

"A dire il vero fosti tu a chiedermelo. No, non ci avevo pensato: era giusto che mi facessi forza e cercassi di superare la morte di Riccardo."

"Ti è mancato parecchio?"

"Sì, dopo la sua morte passai due anni isolato da tutto e da tutti, è stata veramente dura."

"E' in Sardegna che hai incontrato Benedetto, vero? Un incontro non casuale, mi pare…"

"No, mi disse tempo dopo che mi gettò il pallone addosso intenzionalmente."

"E' stato amore a prima vista veramente?"

"Beh, devo ammettere che era veramente carino: tutto abbronzato, fisico scolpito, costume bianco attillato… non so se fu amore a prima vista, ma sicuramente una bella cotta."

"Non ti aveva disturbato il fatto che fosse fidanzato?"

"No, anche perché l'iniziativa l'ha sempre presa lui, come la prima volta che ci siamo baciati: su una panchina, mentre mangiavamo il gelato…il mio mi si sciolse letteralmente in mano."

"Senti una cosa, ti sei mai pentito di avermi preso in affido?"

"No assolutamente, anche se ignoro tutt'ora cosa facevi sempre chiuso in camera, poi certo, ogni volta che apprendo pezzi della tua vita e se penso a tutti i rischi che hai corso, mi sento ancora il cuore che mi sale in gola dall'ansia, tuttavia no, mai pentito."

"Se ti può essere di consolazione nemmeno io, certo, mi è sempre dispiaciuto averti dato tante preoccupazioni, ma sappi che sono sempre stato prudente."

"Avevo capito che eri un ragazzo particolare quando nella tua camera ho trovato i progetti degli occhiali Luce nel buio…"

"Volevo costruire qualcosa che potesse aiutare le persone sordomute e non vedenti a superare il loro handicap, i miei genitori sono morti in quell'incidente perchè non hanno sentito arrivare l'auto che li ha investiti, con quell'aggeggio si sarebbero potuti salvare."

"Ma come hai fatto a disegnare una cosa così complessa? Avevi solo sette anni, ora me lo puoi dire…"

"Papà, nessun mistero, almeno in quella cosa, semplicemente pensavo che un paio di occhiali collegati in un qualche modo al nervo ottico e al padiglione auricolare, fosse la soluzione migliore; in tanti poi, negli anni seguenti, mi hanno copiato."

"Certo, ma le persone a cui mostrai i tuoi disegni mi dissero che il progetto era veramente molto dettagliato."

"Te l'ho detto che sono sempre stato un bambino molto precoce: poi certo, i miei amici lo perfezionarono, rendendo non più necessario interventi chirurgici per far funzionare al cento per cento gli occhiali: ora è sufficiente indossarli."

"Anche sui tuoi amici sei sempre stato misterioso."

"Sì, questo è l'unico segreto che al momento non ti posso rivelare, ma sappi che sono brave persone."

"Me ne sono reso conto quando dal nulla sei sbucato con Scintilla e le sue zampe bioniche."

"E' stata tua la colpa se ho adottato quel cane."

"Dopo la morte di Freccia temevo ti sentisti solo, per quello io e Benedetto ti accompagnammo al canile, ma non credevo tu prendessi proprio quel cane."

"Papà, lo stavano per sopprimere!"

"Toglimi una curiosità, se me la puoi dire ovviamente, quella pietra che è incastonata in quella specie di armatura che indossa il cane, a cosa serve?"

"Mi avvisa di un pericolo imminente."

"Ecco perchè non ti ho mai beccato in castagna."

"Tranne quella volta che mi hai sorpreso a letto con Massimiliano…"

"Ah Ah Ah, ma la cosa che mi fece arrabbiare fu che stavi prendendo in giro Anisha, io ti avevo avvertito che ti stavi comportando male."

"Papà, in quel periodo mi sentivo innamoratissimo di Anisha, non l'avrei mai voluta lasciare, ma mi sentivo anche attratto da Massimiliano, considerando il fatto che lei lui non lo aveva preso in simpatia confidavo di poter tenere il piede in due staffe… certo, se tu non ti fossi presentato con lei a casa quel giorno…"

"L'avevo incontrata per la strada, che ne sapevo che tu ti stavi divertendo fra le coperte con il tuo migliore amico."

"Guarda che non facemmo sesso, almeno non quella volta, avevo semplicemente voglia di sentirmi protetto da qualcuno."

"Però poi non ci mettesti molto a lasciarla."

"Credo che ormai il nostro rapporto, dopo quella volta, si fosse irrimediabilmente compromesso: per continuare a stare assieme, lei mi avrebbe imposto di non vedere più Massimiliano e io quello non lo potevo permettere; per il mio mondo e le mie cose lui era, ed è, troppo importante. Negli anni seguenti ho corso veramente tanti pericoli, forse per lei è stato meglio così: gli individui che ho affrontato le avrebbero potuto fare del male. Con Massimiliano, come ti è facile immaginare, è tutta un'altra cosa."

"Non mi vuoi proprio dire nulla sulle tue attività segrete?"

"Io e Massy facciamo parte di una sorta di agenzia segreta che protegge il mondo."


Capitolo 2



"La mia omosessualità ti ha condizionato?"

"In che senso papà?"

"Come dire…"

"Cioè tu pensi che per il fatto che io sia cresciuto con due uomini abbia trovato naturale mettermi insieme a Massy?"

"In un certo senso…"

"Diciamo che certo la cosa ha contribuito alla mia forma mentis, come ti ho detto prima sono stato fin da bambino di mentalità molto aperta - a dire il vero tutti i bambini lo sono, si diventa ipocriti e bigotti da adulti - ma non credo che abbia influito più di tanto, anche perchè molto probabilmente se non ci aveste scoperto quella mattina, a quest'ora sarei sposato con Anisha. No, papà, la tua omesessualità non ha influito in alcun modo sulle mie scelte sentimentali, ti puoi tranquillizzare. E poi, anche se fosse, ci sarebbe qualcosa di male?"

"Pensavo avresti potuto incontrare delle difficoltà…"

"Papà, rispetto a quando tu hai fatto coming out con i tuoi genitori il mondo è cambiato, anzi, la tua figura in un certo senso mi ha sempre protetto e mi ha permesso di fare un sacco di cose. Sai essere il figlio della Freccia D'Oro ha i suoi vantaggi. Ma dimmi, perché mi hai preso in affido e non hai pensato, all'epoca intendo, di adottarmi?"

"I tuoi nonni erano ancora al mondo, sono stati loro a chiedermi di prendermi cura di te e siccome per farlo fu meglio che tu ti fosti trasferito a Borgopianura, l'unica via era quella dell'affido."

"Già i miei nonni…"

"Ti mancano?"

"Non fraintendermi per quello che ti sto per dire… ma in un certo senso sono un po' pentito di non esserli andati a trovare più spesso di quanto non abbia fatto."

"Penso sia naturale, in fondo sono la tua famiglia, forse la tua vera famiglia."

"Non ti devi sminuire, tu e Benedetto siete stati per me come due veri papà."

"Ricordo infatti che ci hai chiamato entrambi "papà" fin da quando sei venuto a vivere con noi."

"L'ho trovato naturale, anche se Benedetto l'ho sempre considerato più come un fratello maggiore."

"Te la ricordi quell'estate? Quando sei venuto a stare da noi?"

"Sì certo, il viaggio a Roma, poi il ritorno e il passaggio a Rimini, ricordo ancora la mangiata che abbiamo fatto al ristorante degli zii di Benedetto. E ricordo anche quando, mi sembra fossimo nell'Hotel a Roma, ho beccato te e Benedetto nudi a letto."

"Non farmi arrossire, fu fonte per entrambi di un certo imbarazzo."

"Secondo me papà ti preoccupi troppo di, come dire, fare le cose a modo. Non avete scopato davanti ai miei occhi, non c'è stato nulla di male."

"Vedi Mattia, lo hai detto tu prima, all'epoca la nostra società era differente, non che mi importasse il giudizio delle persone, non almeno su di me, ma su di te, sentivo continuamente ronzare nella mia testa la frase "ma chissà come crescerà quel bambino con due uomini"..tutto qua."

"Se veramente avevi quei pensieri perchè hai deciso di prendermi in affido? Avresti potuto anche occuparti di me a distanza…"

"Ripeto, sono stati i tuoi nonni a chiedermelo, si erano quasi messi in ginocchio. Sostenevano che essendo molto anziani non avrebbero potuto occuparsi di te. E non potevo fare certo avanti e indietro, non eri certo un pacco postale. Pensavo che venire a stare a Borgopianura fosse per te la scelta più logica e stabile."

"Credo che tu abbia fatto bene."

"Non mi hai mai detto del tuo incontro con Massimiliano, visto che abbiamo parlato di lui prima."

"Niente di che, quando sono entrato in classe in prima superiore, l'unico posto libero era vicino a lui, lui era appoggiato al muro che stava fumando. Quando mi sono messo a sedere mi ha soffiato il fumo in faccia. Io l'ho preso, come si suol dire, per il gabanino e gli ho letto lo spartito. Poi, una volta alla stazione delle corriere l'ho visto discutere animatamente con tre brutti ceffi, che lo avrebbero sicuramente picchiato (non aveva pagato loro del fumo) e l'ho difeso…e niente, da allora siamo diventati amici…e direi qualcosa di più."

"Perchè sorridi?"

"Perchè ricordo la reazione di quando vi ho raccontato che spacciava."

"Sì beh io e Benedetto eravamo molto contrariati dal fatto che tu frequentassi un tipo del genere, poi quando lo abbiamo visto, il giorno che lo hai invitato a pranzo, a parte i tatuaggi, la cresta e il piercing, ci è sembrato subito un bravo ragazzo."

"E' cresciuto in un contesto familiare un po' complesso, il padre ludopatico, il fratello sempre fuori e dentro dalla galera. La frequentazione con il nostro clan gli ha fatto bene."

"A proposito di nostro clan, Simone e suo fratello li hai più sentiti?"

"No, da quando Simone, dopo aver finito la sua esperienza nella nostra squadra, è tornato a Rimini abbiamo perso un po' i contatti."

"Eh già capita, non si può stare in contatto con tutto il mondo."

"Ti vedo pensieroso…"

"Pensavo al mio amico Leonardo, pure lui è un pezzo che non lo sento. Credo che dopo lo chiamerò."

"Siete veramente amici, vero?"

"Sì, l'ho sempre considerato il mio migliore amico. Lo conobbi la prima estate che passai in Sardegna assieme a Riccardo. Mi è stato molto vicino anche quando Riccardo venne a mancare. Senza di lui e Federica, sua moglie, non ce l'avrei mai fatta."

"Deve essere stato terribile."

"Sì non è stato facile, pensavo che con tutti i soldi che avevamo, ci potessimo permettere i migliori dottori, così è stato, ma purtroppo non è servito a nulla."

"Non devi fartene una colpa, sicuramente tu l'hai amato all'inverosimile, penso tu abbia fatto tutto quanto fosse in tuo potere…ma ho visto le sue cartelle cliniche, il tumore era veramente inoperabile."

"Già, tu sei pure un dottore."

"Non ti arrabbiare, sai che ho studiato genetica applicata…"

"Scusami, non volevo."

"Ma basta parlare dei morti, sicuramente da lassù ci vegliano e ci proteggono."

"E delle storia di Maschera e Mantello che mi racconti?"

"Bè, stiamo aspettando che l'illustratore che io e Massy abbiamo scelto faccia i primi disegni di prova, tuttavia ho buttato giù la prima storia. Chiaramente i due protagonisti sono ritagliati a nostra immagine e somiglianza. Due super eroi gay made in Italy ci volevano proprio."

"E come sarebbe la loro storia?"

"Mattia e Massimiliano - si chiamano come noi perché queste storie sono anche un regalo per noi due - sono due diciottenni freschi di nozze che gestiscono un'officina di moto, ma nottetempo vestono i panni di Maschera e Mantello. Nessuno dei due ha poteri magici, sono una sorta di Batman e Robin, pieni di gadgets ipertecnologici."

"Come mai due protagonisti così giovani?"

"Be' ho iniziato a pensare a queste storie quando avevo quattordici anni, due quattordicenni sono comunque molto limitati negli spostamenti, gioco forza farli un attimo più grandi, di età intendo."

"Hanno un nemico suppongo."

"Certo, una schiera di villain, come nei fumetti americani, ma l'acerrimo nemico per antonomasia è il Signore delle Ombre, che è a capo di una sette millenaria che mira di gettare il mondo nell'oscurantismo più totale… che in realtà non è che lo stesso Mattia, in versione cattiva che proviene da un futuro parallelo e alternativo."

"Suppongo che tu abbia attinto ai tuoi studi di fisica quantistica."

"In parte, è che Mattia è un genio e non trovavo un cattivo degno di lui, l'unico in grado di fronteggiarlo è lui stesso, non poteva essere altrimenti."

"Comunque…spero che tu prima non mi abbia frainteso, sono ben felice della tua relazione con Massimiliano, certo, non hai dovuto tenerla nascosta come io feci coi miei e con il mondo intero quando ero fidanzato con Riccardo."

"E' stato difficile?"

"Beh sai, quando sei un calciatore devi dare una certa impressione e comportarti in un certo modo, sono comunque sempre stato geloso della mia privacy. Tuttavia era veramente molto pesante non poter vivere la mia storia con Riccardo alla luce del sole, ma era lui che non voleva, nel senso che non voleva che si sapesse di noi perchè non voleva che mi rovinassi la carriera, a me sinceramente non è mai fregato nulla. E infatti poi il mondo del calcio l'ho lasciato."

"I tuoi non la presero bene, intendo il tuo coming out…"

"No assolutamente, ma più che altro mio padre, mi disse che non mi dovevo considerare più suo figlio. Col tempo poi ci siamo riavvicinati, tuttavia di quello non ne abbiamo mai parlato, ma penso che a dargli fastidio fu il fatto che gli avevo raccontato sempre bugie."

"I genitori di Riccardo erano di mentalità più aperta, vero?"

"Certo, credo che avessero sempre sospettato della sua omosessualità…e di noi due: cavolo, ero sempre a casa loro…e poi la vacanza insieme in Sardegna. Mi consideravano come un secondo figlio."

"Visto che ci stiamo dicendo tutto, e il sesso tra voi due?"

"Intendi con Riccardo?"

"Certo"

"Era sempre lui a prendere l'iniziativa, ma non avevamo un ruolo preciso, mentre con Benedetto diciamo sono io a condurre i giochi. Il problema di noi gay è che spesso ci diamo delle etichette, pure nei ruoli a letto…"

"Perchè mi guardi con quell'espressione? Vuoi sapere come va tra me e Massy?"

"Se ti va di parlarne…"

"Decisamente lui è il più attivo, a proposito di etichette, tuttavia il momento che preferisco è quando ci abbracciamo e ci baciamo, bacia veramente da Dio e poi con quel piercing sulla lingua che si ritrova…con la lingua ci sa fare veramente."

"Ahh, però…"

"Perche ti scandalizzi? Non abbiamo detto di dirci tutto?"

"Tu però delle tue attività segrete non mi vuoi dire nulla."

"Beh, di quelle meno sai, meglio stai, me lo hai detto tu che eri sempre preoccupato per me. Ma visto che parlavamo di sesso, con Benedetto invece come vanno le cose?"

"Beh che dire, ha delle dimensioni considerevoli…che si fanno sentire."

"Siccome il discorso sta un po' scadendo, che ne dici se parliamo di altro?"

"Proponi tu un argomento."

"Il riavvicinamento con tuo padre."

"E' stato quando presentai alla stampa il progetto del centro sportivo, venne a casa mia a farmi i complimenti. Non so come, venne a sapere che cercavo un responsabile per dirigerlo, e si offrì, sono convinto lo fece per provare veramente a riavvicinarsi, non aveva bisogno certo di un lavoro. A dirla tutta non ci siamo mai forse riavvicinati veramente, più che altro per colpa mia, per me l'incantesimo si era rotto: sentirsi dire di non doversi più considerare suo figlio è stata una botta troppo dura… tuttavia negli anni seguenti ci fu sempre un rapporto cordiale, freddo, professionale e cordiale."

"Tua mamma invece?"

"Con lei fu differente, sai, la mamma è sempre la mamma, ci sentivamo spesso, non mancava mai di farmi avere un regalo o un pensiero gentile e, poi una volta ritornato a Borgopianura, pure ogni tanto veniva a casa nostra a stirare."

"Avresti voluto che le cose fossero andate differentemente?"

"Certo, avrei voluto avere i miei genitori sempre al mio fianco, soprattutto dopo la morte di Riccardo."

"Però hai detto che con tua mamma…"

"Sì però non era un rapporto pieno, non almeno come lo era prima che dichiarassi al mondo la mia omosessualità."

"Ho rivisto il video di quella conferenza stampa, c'è ancora su internet: hai avuto veramente un bel coraggio."

"Riccardo era malato, non potevo stare altrove mentre lui affrontava quella cosa. Tu ti sei mai pentito di aver mollato Anisha?"

"Sinceramente… no, e mi fa strano la cosa: io l'ho amata tantissimo, poi una volta finita è finita, come neanche fosse esistita. Lo psicologo dice che sono un po' sociopatico…forse ha ragione, è che non riesco a focalizzare le persone e metterle al centro della mia vita, non dico che sono egocentrico, che penso solo a me stesso, penso proprio di no, però non riesco a concentrarmi sulle persone. Intendiamoci, a te, a Benedetto, a Massy voglio bene…e Massy lo amo, però ecco, se un giorno per dire tu dovessi andare all'estero per lavoro e rimanere via per sempre, non ne farei un dramma, la vita va avanti, altrimenti sarei qua ancora a piangere sui miei genitori."

Capitolo 3

"Mattia, tu hai mai pianto?"

"Per le cose sentimentali no, l'ultima volta che l'ho fatto è stato quando sono morti i miei genitori, ma avevo appena sette anni; forse è per quello che sono diventato così, rimanere orfano a quell'età credo che ti segni irrimediabilmente. Piango magari per la scena commovente di un film o per le cose brutte che succedono nel mondo, ma in questo caso trasformo la tristezza in rabbia, mi sale l'incazzo e cerco di darmi da fare per cambiare le cose. Però ecco, forse ti sembrerà una banalità, ho ancora tutta la collezione dei pupazzetti che mi regalavano i miei, quelli li ho messi in una bella vetrina a casa mia, un modo per ricordarmi di loro, perché ho paura che, essendo un po' sociopatico, se non lo avessi fatto forse un giorno me li dimenticherei. Proprio come ho fatto con il giocattolo che mi hai regalato tu quell'estate in cui ci siamo conosciuti, come ti ho detto prima."

"Toglimi una curiosità, come mai non hai mai iniziato a giocare a calcio? Seriamente intendo."

"Giocavo quando ero un bambino alla scuola calcio di Padova e sì il mio sogno, come poi di tutti i bambini, era diventare un grande campione, proprio come te…poi quando sono venuto ad abitare a Borgopianura, c'erano da fare tante cose, tu eri in convalescenza, ho preferito dedicarmi allo studio, alla ricerca…trovavo poi più gratificante per il mio fisico andare in piscina e in palestra. E poi a dirla tutta c'è un'altra cosa…"

"E sarebbe?"

"Se avessi continuato a giocare a calcio, essendo diventato tuo figlio, sarebbe scattato da parte della gente, inevitabilmente, il confronto…meglio di no…"

"Mi hai fatto ricordare quando quel ragazzino mi ha sparato…mi era passato completamente dalla testa."

"Ah io lo ricordo bene, eravamo in autostrada quando una pattuglia della polizia ci ha intercettato per dirci che a Borgopianura un ragazzo aveva minacciato il suicidio e nella colluttazione, mi par di ricordare, con un carabiniere, gli aveva sottratto la pistola…sono passati tanti anni…"

"Eh sì… poi quando sono arrivato sul terrazzo della scuola, quando un altro carabiniere nel tentativo di afferrarlo lo ha fatto quasi scivolare di sotto, è partito quel colpo."

"Sei stato in coma un giorno intero."

"Mi sono sognato Riccardo…"

"Davvero?"

"Sì, eravamo sotto la cupola del centro sportivo di Borgopianura e ci siamo messi a pattinare sul ghiaccio… che hai, ti vedo strano…"

"No è che pure a Davide, il ragazzo che seguo, piace pattinare sul ghiaccio, ed è veramente bravo."

"Ma non è cieco?"

"Guarda papà, è come ci vedesse."

"Grazie al tuo aiuto ha superato bene i suoi handicap…"

"Ma credo ci sia stato pure l'aiuto di qualcun altro, di un misterioso benefattore."

"Che intendi?"

"Qualcuno ha sempre pagato tutte le cure, i migliori specialisti, mi domando se…"

"Pensi che in un qualche modo ci sia lo zampino di Riccardo, ma dai, Riccardo è morto più di venti anni fa, molto prima che Davide nascesse…"

"A proposito di sport, dovrai ammettere papà che però qualche soddisfazione te l'ho data ugualmente!"

"Non fare lo stupido, a parte il fatto che tu mi hai dato sempre tante soddisfazioni, se ti riferisci a quando hai gareggiato in Formula Uno, mamma mia, mi hai fatto prendere un accidente."

"E' stata un po' anche colpa tua! Porti uno come me a vedere una gara di Formula Uno dove esordisce la nostra scuderia, manca un pilota… è stato come invitare un'oca a bere!"

"Riesci sempre in tutto quello che fai…"

"Faccio tante cose tutte strane e molto curiose… come la canzoncina che ha composto Massimiliano."

"Mi piacerebbe sapere il tuo segreto."

"Te l'ho già detto, con meno cose sai, meglio è."

"No, non intendo quello, mi riferivo ai tuoi tanti successi."

"Potrei rivolgere a te papà la stessa domanda; non ho particolari segreti, forse il fatto che non mi curo del giudizio della gente, nemmeno delle persone a me più vicine e questo mi permette, diciamo così, di arrivare più velocemente all'obbiettivo."

"Come quella volta che ti sei dato tanto da fare per la ristrutturazione del monumento alla memoria del partigiano di Borgopianura."

"Già, avevo all'incirca nove anni…"

"Sei sempre stato un po' di sinistra, vero?"

"Ma che c'entra…e poi dai avevo nove anni, però certo non voto dall'altra parte, ma a proposito di segreti, ora che mi ci fai pensare, nessuno sa ancora come hai fatto a salvare Kassim, c'erano pure dei video che circolavano su internet e sono stati rimossi, da qualcuno bravo direi…"

"Sinceramente non me lo so spiegare neppure io…"

"Beh nemmeno Kassim…"

"Ero a far visita ad una base militare italiana in Irak, era il periodo in cui ero Alto Rappresentante per la Cooperazione Internazionale. Ad un certo punto c'è questo bambino, Kassim, che si avvicina con una cintura esplosiva…esco dalla base tutto trafelato, non so poi cosa volessi fare sinceramente, ad un certo punto si alza una tempesta di sabbia, e non so come, riesco ad avvicinarmi a lui e a liberarlo. Io sinceramente non ricordo altro."

"Ma dopo il tuo incarico, hai mai pensato di intraprendere la carriera politica?"

"Mattia, questo discorso lo avevamo già affrontato, inevitabilmente siamo persone in vista, è meglio per noi non schierarci mai apertamente…"

"Questa cosa da famiglia reale mi disturba un po'..."

"Immagino, ma credimi, è la soluzione migliore…"

"Hai paura di perdere la tua popolarità?"

"Che sciocchezza! E' che così possiamo essere da esempio per tutti e non solo per una parte politica, se ci schiariamo, rischiamo di spostare equilibri politici."

"Come una famiglia reale, appunto!"

"Guarda Mattia che non è mica un obbligo, se tu vuoi scendere in campo, in quel campo intendo, lo puoi fare, ma secondo me faresti un errore."

"Candidarmi come Sindaco di Borgopianura non mi dispiacerebbe, ma poi ci sarebbe l'orpello del consiglio comunale, delle opposizioni…"

"Ehi, mi preoccupi, non ti facevo così dittatoriale."

"Te l'ho detto, sono sociopatico: mi scoccia dover rendere conto di quello che faccio alla gente."

"Ma figliolo, è la democrazia…"

"Sarà, allora mi ci vedrei meglio come commissario prefettizio…"

"Mattia, sono sorpreso!"

"Visto che stai ridendo, non credo proprio…"

"Ma sì, in fondo si fa per parlare…"



Immagine di copertina (C) Pixabay - Olichel

Tutti i testi redatti da Marco Cevolani e qui pubblicati sono rilasciati con licenza CC BY-NC-SA 4.0, le foto e i disegni realizzati da Marco Cevolani con licenza CC BY 4.0. Per i testi di narrativa: ogni riferimento a fatti e persone è puramente casuale
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