L'orologio

07.07.2024

Di Marco Cevolani


Samuel e Benedetto raramente facevano colazione al bar, trovavano decisamente più comoda la cucina di casa, sia per la generale confusione che regnava la mattina e poi anche per una non certo deprecabile comodità, poter stare in pigiama, o in mutande, insomma, valeva decisamente il "sacrificio" di doversi preparare la colazione, anche se facevano a turno, loro due o Mattia e Massimiliano e, una volta diventati più grandi, anche Speranza e Davide.

Poi la colazione era il momento in cui Mattia comunicava le cosiddette notizie scioccanti, come quella volta che disse di volersi candidare a sindaco di Borgopianura o, più recentemente, quando manifestò la volontà di partecipare ad una missione di pace in medio oriente. Sì il momento della colazione era il palcoscenico preferito di Mattia, non era chiaro se lo facesse apposta, fatto sta che era così fin da quando, bambino, si era trasferito a Borgopianura. Ad arricchire la confusione che alla mattina regnava in casa Bertelli ovviamente Scintilla e le tre tarturghine che ormai facevano parte della famiglia da tempo immemore: in fondo bisognava pure pensare alle loro necessità.

A volte però capitava, soprattutto per lavoro, che Samuel si dovesse recare in centro a Borgopianura e allora consumava un veloce spuntino al bar del centro che, con poca fantasia, qualcuno aveva chiamato "Bar Centrale".


Una mattina, nonostante l'abbondante colazione consumata a casa, Samuel era seduto in uno dei tavoli del bar, uno dei più antichi di Borgopianura, in attesa di uno dei fornitori del Centro Sportivo, che gli aveva chiesto appuntamento, per una "veloce colazione di lavoro", disse lui. "Certo, sarà molto veloce", pensò Samuel, "con tutto quello che ho mangiato a casa, non mi entra più niente, mi limiterò ad un bicchier d'acqua frizzante."
L'attenzione di Samuel cadde su un ragazzino, poco più che quindicenne, che era fermo davanti alla vetrina della gioielleria poco distante. Lo notò perché lo aveva visto arrivare in bicicletta, una vistosa olandese di colore rosa, appoggiarla contro le colonne del porticato e poi piantarsi davanti alla vetrina. Vedeva che il ragazzo osservava qualcosa, spostandosi prima a destra e poi a sinistra, e poi in basso. Inizialmente Samuel pensò che fosse in cerca di qualcuno che si trovava all'interno del negozio, poi siccome il ragazzo riprese il proprio mezzo per andarsene via, non ci badò più.

Nei giorni seguenti a Samuel capitò di tornare in centro, e a volte incrociava quello stesso ragazzo, lo riconobbe dalla bicicletta, che non poteva certo passare inosservata.

Un pomeriggio era a passeggio mano nella mano con Bendetto, in cerca di un regalo per Speranza, che di lì a poco avrebbe compiuto gli anni, quando disse, ricordandosi di quel ragazzo: "Ti va se allunghiamo fino in centro, dove c'è il Bar Centrale? Devo vedere una cosa…"

"Non credo che al bar possiamo trovare un regalo adatto per Speranza."

"Ma noooo, lì vicino c'è una gioielleria…"

"Di solito non sei uno da regali costosi, poi voglio dire, è solo un compleanno…"

"Ma uffa, non è per il regalo della bimba…dai vieni, dopo ti spiego." Disse strattonando Benedetto che non aveva molta voglia di arrivare fino in centro.

Una volta arrivanti davanti alla gioielleria Samuel squadrò la vetrina, cercando di capire cosa avesse potuto cercare quel ragazzo il giorno che lo aveva visto per la prima volta.

Rivolgendosi poi a Benedetto disse: "'spetta qui un attimo, entro un secondo a chiedere una cosa."

Sapendo che la parola secondo per Samuel voleva dire parecchi minuti Benedetto rispose: "Entro pure io."

"Buongiorno" Disse Samuel rivolgendosi all'anziano signore, signore, sicuramente il titolare, che stava dietro al bancone.

L'uomo, quando riconobbe Samuel, sgranò gli occhi e con fare forse un po' troppo reverenziale - Samuel odiava queste cose ma ci aveva fatto un po' l'abitudine - esclamò: "Signor Bertelli, è un onore averla nel mio negozio, come posso servirla?"

"Guardi, solo una curiosità, suppongo che cambiate spesso la vetrina, si ricorda cosa aveva esposto… diciamo… un mesetto fa circa?"

"Be' a dire il vero non la cambio spesso, le confesso che trovo la cosa piuttosto noiosa, mi da una mano mio figlio…un mese fa sì ricordo cosa avevo esposto, ed è curioso che sia lei a chiedermelo."

"Perchè?"

"E' un modello della sua collezione…"

Samuel aveva sponsorizzato, per beneficenza, la creazione di alcuni orologi, emessi in serie limitata.

"Lo ha venduto?"

"Purtroppo no, lo avevamo in conto esposizione dal nostro fornitore, che lo ha richiesto indietro."

"Capisco." Disse Samuel un po' deluso.

"Ma posso esserle d'aiuto in un altro modo?"

Samuel stava per ritornare sui suoi passi quando si voltò di scatto: "Per caso, il mese scorso, ha notato un ragazz.."

"Un ragazzino con una olandese rosa?" Completò la frase l'uomo.

"Sì…"

"Ah, è venuto tutti i giorni, almeno fino a quando abbiamo avuto in esposizione l'orologio. Inizialmente mi ero un po' preoccupato, sa con la gente che c'è in giro, poi effettivamente non faceva nulla di male, salvo stare lì a guardare l'oggetto. Non credo che abbia saltato un giorno, passava o il pomeriggio o la sera tipo sulle 18."

Uscendo dal negozio Benedetto chiese a Samuel: "Si può sapere che è successo?"

Samuel gli raccontò quanto accaduto.

"Be' Sam…pure io da ragazzino facevo il filo ad uno stereo…quando passavo davanti al negozio che lo aveva esposto in vetrina mi fermavo qualche minuto a guardarlo…sarà sicuramente capitato anche a te." Disse Benedetto.

"Certo…certo." Fece Samuel a sua volta, distrattamente.

Benedetto intercettò lo sguardo di Samuel: "Io ti conosco e so già cosa vuoi fare: rintracciare quel ragazzino e regalargli l'orologio…"

"No, a dire il vero no, sarebbe un regalo troppo costoso per una persona che non si conosce, mi piacerebbe sapere se magari è…come si dice…un mio fan di quando giocavo a calcio, potremmo invitarlo a pranzo da noi, un giorno…"

"Ecco, come cosa, questa, mi pare abbastanza normale."

"Deve avere più o meno l'età di Davide, chiederò a lui se lo conoce."

Quella sera stessa, essendo tutta la famiglia riunita a cena, si parlò della cosa.

"No zio, a scuola non mi pare di aver visto nessuno con una bicicletta rosa, ma io arrivo abbastanza presto, magari posso chiedere in giro…"

"Mi faresti un favore, ma mi raccomando, con discrezione."

"Ma come mai ti sei preso a cuore questa faccenda?" Intervenne Mattia.

"Perchè al momento non ha progetti che prevedano la salvezza del mondo." Disse di rimando Benedetto, accompagnando la frase con una sonora risata, alla quale si unirono pure gli altri e lo stesso Samuel.

"Ma vedi, come ha detto Dige, tutti noi da ragazzini siamo passati davanti ad una vetrina di un qualsiasi negozio dove c'era esposto il nostro oggetto dei desideri, ma tutti i giorni, be' l'ho trovato strano, tutto qua."

"Forse non ha molti amici e si passa il tempo così, magari gli piaceva tanto l'orologio." Fece notare Massimiliano.

Anche Speranza volle dire la sua: "Se è in cerca di amici, qui a casa nostra un posto in più c'è sempre."

Mattia e Samuel si scambiarono uno sguardo di intesa e poi il ragazzo disse: "Va bene papà, userò Goliath per rintracciarlo…Goliath - disse poi ad alta voce - rintraccia tutti quelli che a Borgopianura hanno una bicicletta modello olandese rosa."

Dopo pochi attimi la voce metallica di Goliath sentenziò: "Risulta una sola persona Mirko Evangelisti, Via dei salici 47."

"Semplice no?" Disse Samuel verso Mattia in segno di ringraziamento.


Neppure Samuel sapeva spiegarsi perchè desiderasse tanto conoscere quel ragazzo. "Chissà quanti tifosi ci sono al mondo che vorrebbero conoscermi e non lo potranno mai fare."

Si ricordò anche delle parole di Riccardo, dette proprio quando la carriera di Samuel era agli albori e lui avrebbe voluto passare più tempo con i tifosi: "Non si può scrivere o conoscere o interagire con tutto il mondo. Ma anche un solo tifoso che fai felice, sarà sicuramente una persona migliore. Tu Sam hai qualcosa di speciale, è nel tuo destino fare felice le persone, sono sicuro."

Un pomeriggio, non avendo nulla da fare, Samuel si decise di andare a trovare quel ragazzo. Una volta però davanti alla porta del condominio dove abitava, poco prima di suonare il campanello, desistette.

"Ma che sono venuto a fare? Cosa gli dico? - Sai, ti ho visto guardare l'orologio della mia collezione, un orologio da ricconi che nessuno qui a Borgopianura ha poi comprato. E siccome il tizio del negozio mi ha detto che andavi tutti i giorni a vederlo, la cosa mi sembrava strana…ecc…ecc.. - "

Improvvisamente il portone si aprì. L'uomo che ne uscì lo guardò con sorpresa.

Samuel, impacciato e preso alla sprovvista si affrettò a dire: "Cercavo Mirko, Mirko Evangelisti…"

"Ah, sì, è dietro in cortile che sta tirando due calci al pallone…che ha combinato stavolta?"

"Perché? Che cosa dovrebbe aver combinato?"

"Ogni tanto vengono i carabinieri…"

A sentire quelle parole Samuel ripensò a quello che gli disse il gioielliere, sospettando chissà quali brutte intenzioni di Mirko.

Samuel ringraziò il signore, senza aggiungere altro e si diresse verso il cortile.

Mirko stava calciando il pallone, in modo che rimbalzasse contro il muro per poi eseguire alcuni palleggi.

Samuel si ricordò dei primi calci dati alla sfera nel cortile del condominio dove aveva vissuto prima di trasferirsi a Milano con Riccardo.

"In due ci si diverte di più." Disse Samuel.

Mirko si voltò e spalancò gli occhi in segno di incredulità.

"Che… che… ci fai…qui? Posso darti del..tu…vero?"

"Ci mancherebbe altro. Sono venuto per l'orologio." Samuel affrontò subito la questione.

Il volto di Mirko si fece serio: "Scommetto che il titolare della gioielleria ti ha detto qualcosa…e perchè poi a te e non ai carabinieri? Quelli ormai qui sono di casa…"

"Non lo so, dimmelo tu!" Dicendo così Samuel raccolse il pallone da terra e iniziò a palleggiare, la sua specialità.

"Il tuo record è di 276 tocchi senza far toccare il pallone a terra."

"Mi conosci bene."

"Chi non conosce il grande Bertelli, qui a Borgopianura soprattutto." Mirko disse quella frase con un tono di stizza.

Samuel arrestò subito la palla: "Oggi non credo che batterò il mio record, senti, perché non ci andiamo a bere qualcosa."

"Ho mia nonna in casa…sono sceso solo per prendere una boccata d'aria."

Samuel intuì che c'era qualcosa che non andava: "Posso esserti d'aiuto in un qualche modo?"

"Se ti va di salire un attimo ho un po' di acqua in frigo, vado a fare spesa dopo."

"L'acqua va più che bene."

Mirko abitava in uno degli appartamenti all'ultimo piano. Un appartamento modesto, ma ordinato e pulito.

Una volta entrati il ragazzo fece cenno a Samuel di sedersi in salotto.

"Vado a vedere come è messa mia nonna e poi arrivo." disse e infatti si presentò dopo pochi attimi per sparire poi in cucina e ritornare con due bicchieri d'acqua belli grandi su un vassoio.

Samuel prese il bicchiere e sorseggiò trovandola fresca e gradevole.

Intuendo la sorpresa del suo beniamino Mirko si affrettò a dire: "E' acqua di montagna, un mio amico ce ne porta una cassa tutte le settimane.", prendendo poi una sedia da sotto il tavolo e posizionandosi proprio davanti a Samuel

"Come sta tua nonna?"

"Be', non bene, è sostanzialmente un pezzo di legno a letto, è vigile, cosciente, ma a volte delira…l'avevano ricoverata per un intervento all'intestino per la rimozione di alcune aderenze post operatorie di un intervento di qualche anno fa, l'intervento di per sé è andato bene, ma non si riesce a muovere, un mese di ospedale non gli ha fatto bene e in più ha preso pure la polmonite…in ospedale…ti rendi conto?"

Il viso del ragazzo fu solcato dalle lacrime e poi scoppiò in un pianto a dirotto.

Una volta che Samuel riuscì a calmarlo Mirko raccontò tutta la sua storia.

"I miei genitori non li ho mai conosciuti, ho vissuto sempre con i miei nonni, le cose sono andate bene fino a due anni fa prima che a mia nonna si rompesse il femore. Poi dopo un casino con le medicine, un infarto…mio nonno ha pure iniziato ad andare via con la testa. Lui se ne è andato a maggio di quest'anno. Finisco spesso nei guai, perché i soldi non bastano mai…e l'unica cosa che mi salva dalla galera è che mia nonna ha solo me. Mi estranio da tutto questo solo quando vado in cortile a tirare due calci al pallone. Ma non mi scoccia non avere amici, io mi sacrifico volentieri per mia nonna, è che ho paura di non farcela. Un'altra cosa che mi ha distratto, almeno per un mese, era andare a vedere quel bellissimo orologio, che ho anche pensato di rubare, per farci su qualcosa per andare avanti."

"Quanti anni hai?"

"16"

"Be' sei giovane per pensare di andare in galera. E non credo tu abbia bisogno di rubare alcunché."


Mirko guardava fuori dalla finestra, seduto su una poltrona posizionata vicino al letto dove la nonna finalmente dormiva serena. Il respiro era calmo e regolare. Per rimediare in fretta ad una situazione certamente non facile Samuel aveva fatto trasferire la nonna di Mirko alla Colomba Bianca, per il momento provvisoriamente. E sempre in Sardegna Mirko seguiva dei corsi serali e durante il giorno lavorava come garzone in una piccola stamperia sociale.

Non sapeva cosa gli riservasse il futuro, ma un amico in più lo aveva trovato.

Tutti i testi redatti da Marco Cevolani e qui pubblicati sono rilasciati con licenza CC BY-NC-SA 4.0, le foto e i disegni realizzati da Marco Cevolani con licenza CC BY 4.0. Per i testi di narrativa: ogni riferimento a fatti e persone è puramente casuale
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