Il segno dei cinque
Samuel, Benedetto, Mattia, Massimiliano e Riccardo sono i protagonisti
delle avventure del cosiddetto "Mondo di Samuel". Tra loro i rapporti sono
ben definiti da altrettante relazioni
sentimentali e inoltre vi è una sostanziale differenza di età: se Samuel e Riccardo hanno la stessa età (nei racconti recentemente pubblicati Samuel è sulla quarantina), Benedetto è più giovane di nove anni; Mattia è un
adolescente, di un anno più giovane di
Massimiliano. Ma cosa succederebbe
se tutti e cinque fossero semplicemente cinque ragazzi, tutti della stessa età, e semplicemente amici?
Le loro storie si intrecceranno con quelle di altri cinque amici che vivranno invece le loro avventure al tempo dell'occupazione nazista di Praga.
Inizialmente i due piani narrativi dovevano rappresentare due romanzi completamente differenti.
Capitolo 1 - I Cinque elementi
Non spacci più però vedo che non ti fai mancare la buona roba.» Benedetto osservava lo spinello quasi spegnersi fra le proprie dita. Massimiliano lo prese per l'ultimo tiro per poi gettarlo a terra e spegnerlo sotto la suola delle scarpe.
«Preferisco queste
cose alle sigarette, le multinazionali del tabacco
non avranno mai i
miei soldi.»
«Allora, quando pensi di dirlo agli altri?» Chiese Benedetto dopo alcuni momenti di silenzio.
«Che cosa?»
«Beh, che il furto
a villa Rossi l'hai fatto tu per i fatti tuoi...»
«Ma...che...che...che intendi?» Massimiliano era diventato tutto rosso.
«Vorrai dire come ho fatto a capirlo.» I due ragazzi si guardarono negli occhi. «Massy, ci conosciamo da dieci anni anni ormai... »
Gli altri e i noi a cui faceva riferimento
Benedetto erano gli altri elementi della compagnia: Mattia, Riccardo e Samuel.
Massimiliano si era unito alla bella compagnia, come amava definirla, fin
dal primo anno delle superiori, era il
ladro della situazione, nel senso che se
serviva intrufolarsi in un qualche posto, anche il più impenetrabile, lui era
l'asso di briscola. Era, il loro, un gruppo veramente eterogeneo, pur avendo tutti la stessa età.
Samuel era un campione con il pallone da calcio, giocava nel Lombardia,
era considerato il più forte giocatore al
mondo. Riccardo era figlio di Claudia Dominio
e Giorgio Guglielmi, musicisti di fama
internazionale; i Guglielmi erano una
delle famiglie più ricche di tutta la nazione. Mattia era il tecnologico di tutta
la combriccola: sempre perso fra invenzioni e altre stramberie, ma il mondo lo conosceva con il nome di Matyà,
anzi, il Grande Matyà, il prestigiatore
più abile di tutti i tempi. Benedetto, non aveva grandi abilità,
ma aveva dalla sua una innata bellezza,
un fascino indescrivibile con il quale
riusciva a fare cadere letteralmente ai
suoi piedi qualsiasi persona, uomo o
donna che fosse. In comune avevano tutti un segreto,
formavano un team molto speciale,
quasi una squadra di pronto intervento – qualcuno potrebbe dire mercenari
– che interveniva quando la situazione
era veramente ingarbugliata: sia che
fosse rintracciare pericolosi malavitosi, oppure liberare attivisti politici
rinchiusi in un qualche carcere, insomma se c'era una pesca che le autorità
in maniera ufficiale non riuscivano a
risolvere, ecco che entravano in gioco
loro, semplicemente I cinque.
Diciamo che la parola mercenari non sarebbe il modo giusto di definirli, dato che non chiedevano mai alcun compenso. Le missioni erano tutte autofinanziate: i patrimoni di Riccardo, Mattia e Samuel messi assieme facevano un bel gruzzolo. Qualche volta contribuiva pure Benedetto, quando all'amo abboccava qualche ricca ereditiera... e qualche volta pure Massimiliano, diciamo alla sua maniera.
«Mi scoccia che siate sempre voi a
metterci soldi per il nostro passatempo, però quello stronzo di Goffredo
Rossi è un pedofilo del cazzo e infatti
a quest'ora la polizia dovrebbe essere
nella stanza segreta dove custodisce
tutte quelle porcherie.» Disse Massimiliano con ghigno beffardo.
Benedetto rimase stupito nel sentire
quelle parole: «Be' se lo cose stanno
così... hai fatto bene.»
«In ogni caso non dire nulla agli altri...»
«Tranquillo, poi lo sai che alla base del nostro patto c'è che quello che facciamo nel tempo libero è insindacabile... solo stai attento a non farti beccare.» Massimiliano guardò l'orologio: «Direi che è ora di andare, sono quasi le cinque.»
Riccardo li aveva convocati a casa sua per le cinque del pomeriggio: una nuova missione li attendeva e, come al solito, non aveva voluto anticipare nulla. La base operativa dei Cinque era la casa natia di Riccardo, Villa Guglielmi, a Borgopianura. La famiglia l'aveva dismessa da parecchi anni e non c'era posto migliore da usare come covo. Massimiliano e Benedetto entrarono dall'ingresso che una volta era riservato alla servitù, posto su una strada privata dietro all'imponente villa, una villa in stile liberty. Passando davanti all'autorimessa notarono la Bugatti di Samuel e la moto di Mattia.
«Almeno questa volta non dobbiamo
starli ad aspettare...» Disse Massimiliano con ironia, dato che i due non
erano quasi mai puntuali, anche per via
dei loro impegni istituzionali: quando
però il gruppo si riuniva, la riunione
aveva sempre la precedenza su tutto,
questa era una delle regole che si erano
imposti, oltre a quella di non entrare
nella vita privata uno dell'altro.
«Finalmente ci siamo tutti, era da parecchio tempo che non facevamo una riunione all'ora stabilita!» Disse Riccardo accogliendo i due ultimi arrivati nel grande salone.
«Ogni volta che vedo questo tavolo penso che stiamo veramente facendo le cose sul serio» Benedetto si riferiva al grande tavolo circolare posto al centro della stanza, con cinque postazioni, ognuna delle quali dotata di computer, monitor tv ad alta definizione e telefoni, una sorta di ipertecnologia tavola rotonda.
«Certo che facciamo le cose sul serio!» La risposta di Riccardo sollecitò una risata generale.
«Visto che ci siamo tutti direi che possiamo iniziare...Tra due mesi, esattamente dall'8 al 20 dicembre al Castello
di Praga si terrà una esposizione di gioielli, non gioielli qualsiasi, ma la collezione dei Romanov, pezzi mai esposti dal valore inestimabile. Il Sindaco
della Città ha chiesto aiuto ai Cinque, per proteggere questo bel tesoretto per
tutta la durata dell'esposizione.»
Sui monitor personali comparvero in sequenza le foto dei gioielli e delle stanze del Castello che avrebbero ospitato l'evento.
«Prima e dopo quelle date i gioielli
dove saranno?» Chiese Samuel.
«Arriveranno direttamente da Mosca il giorno prima e ripartiranno poi per New York il 21 dicembre.»
«Se qualcuno li volesse rubare, potrebbe farlo durante il trasporto, sarebbe il modo più facile.» Osservò Massimiliano.
«Hai ragione, ma a noi è stato chiesto di proteggerli per il loro soggiorno a Praga.»
«Soggiorno che comunque comprende il viaggio da e per l'aeroporto, non credi?» Ribatté prontamente Massimiliano.
«Hai ragione... come intendiamo procedere?»
Capitolo 2 – Nubi all'orizzonte
Praga 15 marzo 1939
Michael guardava dalla finestra della sua camera il lento avanzare dei soldati. Non era più un bambino e seppure avesse sempre visto con una certa ammirazione la figura del militare, sapeva che quelle erano truppe che stavano invadendo il suo paese. Lo aveva sentito dai suoi genitori.
Il padre di Michael, il barone Ondrej Karika, era un alto funzionario del ministero degli esteri e la sera precedente, attraverso un telegrafo posizionato nel suo studio, era rimasto in contatto con il presidente Hacka che era alloggiato presso l'Hotel Aden a Berlino. Il barone Karika non sapeva se quella sera, la più lunga di tutta la sua vita e la più importante per il suo paese, stesse effettivamente "dialogando" con il ministro degli esteri Chvalkovsky e perciò cercava di mantenere un certo riserbo sulle comunicazioni.
Presso l'abitazione dei Karika era giunto un dispaccio che informava il barone dell'ultimatum del governo ungherese per lo sgombero dell'esercito ceco dalle Rutenia.
Michael aveva ascoltato la febbrile conversazione di suo padre con i suoi più fidati collaboratori dalla griglia di areazione che era sposta sotto il letto della sua stanza, che si trovava proprio l'ufficio del genitore.
"Vieni via dalla finestra, Michael" La voce perentoria del padre lo colse di sorpresa.
Lui obbedì senza proferire parola, avrebbe però voluto fargli mille domande ma l'espressione tirata del suo volto gli fece capire che non era il momento.
"Come mai ti sei alzato così presto?" Gli chiese il padre con voce più rassicurante.
"Per andare a scuola!"
"Oggi è meglio che tu stia a casa… e spero che i tuoi amici facciano altrettanto."
In quel momento il pensiero del ragazzo corse a Lukas, Martin, Petr e Pavel: "Chissà cosa staranno facendo."
Lukas Gombik, che era coetaneo di Michael, e che condivideva con lui la passione per le armi, era solito, prima di recarsi a scuola, aiutare il padre che aveva una piccola farmacia nel quartiere ebraico, ad aprire il negozio.
Seppure fossero di estrazione sociale molto differente i due erano ottimi amici. Non frequentavano la stessa scuola ma passavano insieme gran parte del loro tempo libero.
Si erano conosciuti l'estate di due anni prima sulle rive della Moldava.
Quell'estate non fu particolarmente calda ma i vari gruppi di ragazzi si divertivano a tuffarsi nelle acque del fiume che attraversa Praga.
Michael era assieme al fratello Klaus, più grande di lui di cinque anni e alla fidanzata di quest'ultimo Paula e tutti e tre avevano preso possesso di una roccia che usavano come trampolino.
Lukas era ad un centinaio di metri da loro, seduto su un tronco intento a pescare.
Anche se la distanza era tanta li riusciva a vedere distintamente.
"Sono degli emeriti incoscienti." Disse tra sè e sè, notando che si stavano pericolosamente allontanando dalla riva, nel punto più profondo.
Nonostante Lukas tenesse saldamente con la mano destra la canna da pesca e osservava attentamente il galleggiante, ogni tanto volgeva lo sguardo in direzione di quei tre.
Improvvisamente la quiete del pomeriggio fu interrotta dalle urla di Paula che annaspava nell'acqua.
La ragazza si era allontanata parecchi metri dal punto dove si trovavano Klaus e Michael.
Lukas non esitò un attimo e lasciando cadere la canna in acqua si tuffò, nuotando molto velocemente verso Paula che sparì fra le onde del fiume.
Lukas, nonostante la corrente fosse molto forte la raggiunse e portandola in superficie, cingendola con il braccio sotto le ascelle, la portò a riva, aiutato poi dai due ragazzi, giunti nel mentre.
Lukas adagiò la ragazza delicatamente sulla riva. Paula si riprese in breve tempo.
Petr e Pavel due fratelli gemelli di qualche anno più grande di Lucas e Michael, stavano aiutando il padre orologiaio a sistemare nel nascondiglio segreto alcuni dei lavori più preziosi. Erano ebrei e sarebbero dovuti fuggire da lì a poco.
Erano amici di famiglia, di lunga data dei Karika. Il padre di Michael aveva preparato dei documenti falsi e aveva offerto loro un sicuro rifugio nel castello atavico, a Brunsterlitz. Da lì poi, appena calmate le acque, sarebbero poi fuggiti lontano dal vecchio continente.
Al quartetto dunque formato da dai fratelli Szigeti, Petr e Pavel, e da Michael e Lukas da qualche settimana si era unito Martin, figlio di Albert Fabenstroncik, uno degli insegnanti di violino più quotati di tutta la città.
Michael andava spesso a lezioni dal Maestro, così era chiamato il professore ed era lì, in un noioso pomeriggio di esercizi e arpeggi che Michael e Martin avevano fatto amicizia. Martin che aveva poco più di dieci anni, era il più giovane dei cinque.
In casa della famiglia Karika quel giorno a pranzo gli sguardi erano tesi e seppure Michael fosse un adolescente, capiva che il tutto era causato dall'occupazione tedesca.
Paula, la madre non faceva altro che guardare il marito, nella speranza che dicesse qualcosa.
Finalmente il barone Karika disse qualcosa, dopo aver ripiegato con cura il tovagliolo.
"Non è prudente per voi rimanere in città, tutte le famiglie dei funzionari governativi sono in pericolo, oggi pomeriggio partirete tu e Michael per il castello di Brunsterlitz, dove troverete la famiglia Szigeti...e poi...e poi...vedremo il da farsi"
"Perchè Petr e Pavel vanno a Brunsterlitz?" Chiese Michael piuttosto stupito.
"Vedi figliolo, per certe famiglie potrebbe essere pericoloso rimanere in questo paese, la nostra famiglia ha offerto a loro un sicuro rifugio, provvisorio...per il momento."
"Caro tu pensi di venire con noi?"
"Non oggi, non subito...se me ne andassi anche io la cosa potrebbe destare sospetti, creare allarmismo e stanne pur certa qualcuno vicino ai tedeschi nel nostro governo c'è senza dubbio." Il barone pronunciò quelle parole con un moto di stizza.
Capitolo 3 - Si va in scena
Praga ai giorni nostri
Mattia stava osservando l'allestimento del palco proprio al centro del grande cortile, quando una donna, dall'aspetto molto avvenente, gli si avvicinò.
"Salve, Pamela Novak della Prague Gazette…permette un'intervista?"
Solitamente Mattia non amava essere disturbato mentre assisteva all'allestimento delle scenografie, che erano una parte fondamentale dei suoi spettacoli di magia e altrettanto solitamente non era permesso a nessuno di entrare, ma rimase folgorato dalla bellezza di quella donna che nemmeno le chiese come avesse fatto a varcare il cordone di sicurezza.
"Non concedo mai interviste durante gli allestimenti. Ho però un'ora libera a pranzo, alloggio all'Holden Hotel, va bene per l'una?"
"Mi vuole invitare in camera sua?" Chiese la giornalista piuttosto provocatoriamente.
"No assolutamente, ma il ristorante a mio avviso è uno dei migliori di tutta la città."
La ragazza fece un cenno con la testa, segno che aveva accettato l'invito, ma una leggera smorfia tradì l'insofferenza per non aver ottenuto l'intervista tanto desiderata.
Mattia non era certo indifferente al fascino femminile e anche se lo spettacolo che sarebbe andato in scena da lì a qualche giorno nel cortile del Castello di Praga faceva parte della missione "dei cinque" per sorvegliare i gioielli dei Romanov, non poteva certo farsi distrarre durante i preparativi. Ma prima di ritornare al suo lavoro chiamò Benedetto, raccontandogli quando era appena successo.
"Vuoi che ti aiuti a portartela a letto?" Domandò l'amico con ironia.
"Piantala di fare lo stupido - disse Mattia di rimando - voglio che sia tu a portartela a letto, il figo della compagnia sei tu, quello è un tuo compito."
"Pensi che abbia cattive intenzioni?"
"Siamo qui per una missione, meglio capire…che intenzioni abbia."
Mattia era seduto al tavolo da quasi un quarto d'ora quando vide Pamela varcare la soglia del ristorante. Un cameriere le si avvicinò, confabularono per pochi attimi e l'uomo le indicò il tavolo.
A differenza della mattina, Pamela gli porse la mano e Mattia ricambiò con un elegante baciamano che colse di sorpresa la donna.
"E' raro vedere un giovane così…." Tentò di dire lei, mentre un cameriere l'aiutava a sedere.
"...a modo?" Completò la frase il ragazzo, "Guardi che ho poi comunque venticinque anni…non sono più un ragazzino…"
"Ma infatti ho usato il termine "giovane"...un giovane parecchio talentuoso dato che è definito uno dei più talentuosi maghi in circolazione…a proposito… si definisce mago o prestigiatore?"
"E' già iniziata l'intervista?" Chiese Mattia un po' provocatoriamente.
"Se vuole…" Sorrise Pamela di rimando.
"Sono un po' tutte le cose… mago…prestigiatore…illusionista… ma come le ho detto questo ristorante a mio avviso è uno dei migliori della città, direi di ordinare e se lei è d'accordo possiamo fare un po' di intervista ora e un po' dopo."
"In che senso?" Pamela sembrava sorpresa.
"No.. no che ha capito…intendevo dire, un po' ora prima che inizino a portare l'ordinazione e un po' dopo, terminato il pranzo; deve sapere che non mi piace parlare mentre mangio."
"Un po' come il commissario Montalbano del grande Camilleri."
Stavolta a essere sorpreso fu Mattia e Pamela, intercettando lo sguardo del ragazzo si affrettò a dire: "E' famoso pure qui in Repubblica Ceca…"
Dopo aver ordinato entrambi un piatto di vepřo-knedlo-zelo. iniziarono, entrambi, le domande.
"Ma lei preferisce il Montalbano interpretato da Riondino o quello di Zingaretti?" Chiese Mattia.
"E' lei che mi sta facendo l'intervista?" Chiese di rimando la donna.
"Suvvia, si figuri, è solo per rompere il ghiaccio."
"A dire la verità i vostri due sceneggiati televisivi non li ho visti, ho solo letto alcuni libri… parecchio tempo fa."
"Prego, ora tocca a lei."
"Quando ha deciso di intraprendere la carriera di mago?"
"Fin da piccolo sono sempre stato appassionato di trucchi di prestigio. Mio padre mi regalò un kit di piccoli trucchetti… devo confessare che all'inizio ero un vero disastro, poi ho capito che era quello che volevo fare da grande e mi esercitavo tutti i giorni, parecchie ore al giorno."
"E i risultati si vedono, lei è veramente un portento. E' famoso per la cura maniacale che mette nell'allestimento delle scenografie."
"Quelle sono parte integrante dello spettacolo. Lei ha usato la parola giusta: "maniacale", sono un maniaco della perfezione e devo supervisionare tutto io direttamente."
"Ho visto che tiene particolarmente alla sicurezza."
"Certo, i miei trucchi non si devono mica vedere." Rispose infine Mattia, prima dell'arrivo di due bei piatti fumanti.
Mentre i due degustavano quella prelibatezza fatta di arrosto di maiale, canederli e crauti si scambiavano veloci occhiate, nel tentativo di scrutare i segreti che entrambi custodivano.
Terminato il pasto Pamela riprese il suo lavoro.
"Lo spettacolo coincide con l'arrivo di una importante collezione di gioielli dalla Russia, l'esposizione che sarà organizzata al Castello non la preoccupa?"
Mattia non distolse lo sguardo dalla donna, sperando di intercettare chissà quale espressione del volto e lui stesso cercò di non mostrare alcuna emozione, ma la domanda, non vi è dubbio, lo stupì e non poco.
"No assolutamente, anzi, io e il mio staff abbiamo scelto proprio questo posto, il Castello di Praga intendo, per omaggiare questa importante iniziativa culturale, che possa essere un ponte fra occidente e oriente, a dispetto di quanto è accaduto in passato. Naturalmente abbiamo avuto tutte le rassicurazioni del caso che non fossimo di intralcio."
Naturalmente i Cinque, con l'accordo dell'Amministrazione cittadina, avevano fatto in modo e maniera che lo spettacolo fosse concomitante all'inizio dell'esposizione, cercando di tenere lontano qualsiasi collegamento con Mattia, nessuno doveva sospettare che lui facesse parte dei cinque. Anche se le gesta del gruppo rimanevano nascoste agli occhi dell'opinione pubblica, nessuno sapeva cioè dell'esistenza del team, non così era fra chi ne richiedeva i servizi: era meglio che nessuno sapesse l'identità dei nostri cinque amici.
Terminata l'intervista Pamela si congedò piuttosto sbrigativamente ed uscì dal locale. Mattia rimase a sedere al suo posto in attesa che Massimiliano, che aveva osservato tutta la conversazione da un tavolo poco distante, si accomodasse.
"Allora che te ne è perso?" Chiese a Mattia.
"Non saprei, mi ha fatto una domanda sulla concomitanza fra il mio spettacolo e l'esposizione di gioielli che mi ha lasciato, devo dire, un po' perplesso. Un'intervista piuttosto banale, con domande scontate… e tu che mi dici?"
"E' veramente una giornalista, sono entrato in casa sua proprio stamattina e non ho trovato nulla di sospetto, ma vedo che a te impensierisce parecchio, come mai?"
"Sensazioni. Bisogna far entrare in scena Benedetto, ci voglio vedere chiaro."