Il mio incontro con Samuel

24.10.2023

di Marco Cevolani

Tra tutte le cose che mi aspettavo di scrivere mai mi sarei immaginato quella della biografia di un calciatore, poi oltretutto del più grande calciatore mai esistito.

Ricordo ancora la telefonata di Samuel, un freddo pomeriggio di novembre.

"Parlo con Marco Cevolani?"

Ho sempre avuto un certo "sesto senso" per le voci, soprattutto se ascoltate telefonicamente, e quella di Samuel, che devo ammettere non avevo quasi mai sentito se non durante qualche intervista in una qualche trasmissione sportiva quando ancora faceva il calciatore, mi aveva subito lasciato qualcosa dentro, oppure forse, più semplicemente, l'avevo trovata subito calda e sensuale.

Sul momento non la riconobbi, poi appena pronunciò il suo nome chiaro che mi paralizzai. Non capita certo tutti i giorni che un personaggio famoso ti telefona, poi che sono uno scrittore (ed editore) spiantato, chi telefonerebbe a uno come me?

Balbettai un timido sì.

"Ci possiamo dare del tu?"

Già ero immobilizzato, poi sentire questa domanda…figuratevi…

"Certo…"

"Ho letto i tuoi libri e mi piacerebbe che tu scrivessi la mia biografia, ti va?"

In questa frase credo stia tutta la semplicità di Samuel, della Freccia D'Oro. Mi ero quasi commosso.Si può dire che fossi già in macchina per raggiungere Borgopianura.Certo che mi andava. In quel momento non avevo pensato a nessun tipo di ritorno economico: avrei pure anche scritto gratis, seppure sapevo di avere dall'altro capo del telefono uno degli uomini più ricchi del pianeta se non addirittura il più ricco.Grazie al mio scassato navigatore satellitare non fu troppo difficile raggiungere la casa di Samuel.Dopo aver percorso per alcuni chilometri la strada provinciale che porta fino a Ferrara ad un certo punto il navigatore mi diceva di svoltare a destra, su un piccolo sentiero in terra battuta e sassi. Già si vedeva in lontananza il muro di cinta della villa di Samuel, una recinzione che sarà stata alta occhio e croce quattro-cinque metri e le cime di tantissimi alberi. Fermai la macchina davanti al grande cancello in ferro battuto che rappresentava, senza ombra di dubbio, l'ingresso e suonai il campanello lì vicino. La voce squillante di un bambino chiese "Chi sei?"

Era sicuramente quella di Mattia, il bambino che Samuel, con il suo compagno, avevano in affidamento.

"Salve – risposi – sono Cevolani…"

Non feci in tempo a finire la frase che subito il bambino disse: "Sei lo scrittore per la biografia di papà? Vieni pure ti sta aspettando, ora ti apro"

Detto fatto, il cancello si aprì. Percorsi un lungo viale alberato…beh viale alberato era un eufemismo, il viale attraversava un bosco vero e proprio, una cosa davvero emozionante. In pochi attimi raggiunsi uno spiazzo al centro del quale c'era l'abitazione principale. Una moderna villa, tipica delle campagne della nostra zona, dalla struttura architettonica molto semplice, di tre piani, i muri sempre del caldo color ocra di cui sopra e una grande veranda che dava proprio sul davanti.Nel mentre scesi dalla macchina la porta si aprì e uscì Samuel.Indossava una paio di pantaloni di una tuta, di colore grigio e una maglietta bianca che gli stava un po' stretta, facendo così vedere il suo fisico, il classico fisico da calciatore.

"Visto che abbiamo concordato che i nostri incontri saranno informali non ti dispiace se ti accolgo in tuta vero?" disse guardandomi con sorriso di quelli che ti possono far squagliare.

"No no, ci mancherebbe sei a casa tua…e credo che ognuno a casa sua debba stare comodo."

Mi strinse la mano con energia, buon segno.

"Ti posso offrire qualcosa?"

"Un bicchier d'acqua va più che bene"

"Ci accomodiamo in salotto che dici?" Nel mentre mi diceva così fece il gesto come a dire "Dammi pure il cappotto"

Il numero uno al mondo che ti tratta come un amico. Fantastico.

"Va benissimo", risposi io.

Samuel mi fece strada. L'ingresso della villa era un ampio vestibolo, sulla destra l'attaccapanni con annesso porta ombrelli e sulla sinistra una parete occupata per buona parte da un termosifone e sopra tre cornici che racchiudevano altrettanti disegni.Mi immobilizzai. Tre disegni del Guercino. Una persona normale nell'ingresso della propria casa magari ci tiene qualche foto di qualche vacanza, chi se lo può permettere invece i disegni del Guercino.Samuel si accorse dello stupore e mi disse: "Si sono del Guercino. Fanno parecchio presa sugli ospiti."

"Direi di sì"

"Con la mia fondazione stiamo cercando di recuperare più opere possibili del Guercino, che ora sono sparse un po' per tutto il mondo, ci piacerebbe fare un museo proprio a Cento…"

"Magari", dissi io.

Ci dirigemmo in salotto. Una porta a vetro tutta colorata con i setti colori dell'arcobaleno separava il vestibolo/ingresso dall'immenso soggiorno.Il soggiorno era costituito da un'unica grande stanza con al centro un immenso divano bianco fatto a L, davanti ad un altrettanto gigantesco televisore. Samuel scomparve dietro ad un'altra porta a vetri per poi ricomparire poco dopo con un vassoio su cui aveva messo una caraffa d'acqua e due bicchieri.

"Dai mettiti pure a sedere che non vedo l'ora di iniziare."

Ci accomodammo sul divano. Prima di sedersi Samuel riempì i due bicchieri d'acqua e me ne porse uno.Bevvi un sorso. Non sentivo di avere particolarmente sete, ma la gola mi si stava seccando in maniera incredibile. Era chiaramente l'agitazione.

"Come intendi procedere?"

"E' la prima volta che scrivo una biografia, io pensavo che ci possiamo incontrare quando hai tempo, io prendo appunti e registro i nostri incontri. Una volta terminato farò una prima stesura e poi te la sottopongo. Poi vediamo cosa c'è da mettere apposto."

"Mi sta bene"

Sembravo averlo convinto.

"Non abbiamo parlato del tuo compenso e di come funziona per la pubblicazione"

Io gli spiegai in dettaglio che, essendo la mia una piccola casa editrice, non potevo certo permettermi di stampare migliaia di copie. Gli feci tutto il discorso sulla tiratura, il prezzo di copertina, il diritto d'autore, insomma il discorso che ho fatto tante volte ai tanti autori locali (ed esordienti) che ho lanciato.Lui guardò per un attimo il bicchiere che era sul tavolino, o forse guardava nel vuoto e poi sentenziò: "Direi che una prima tiratura di centomila copie può bastare…non fraintendermi, non voglio fare lo sborrone, ma credo che la mia storia possa essere da esempio per tanti ragazzi che non vedono accettata la propria omosessualità, che magari vengono allontanati da casa, più o meno come è capitato a me…"In quelle parole percepivo un velo di tristezza. "Vorrei mantenere il prezzo di copertina molto basso – proseguì – ma a quello ci guarderemo dopo, per il tuo compenso invece….". Mi guardò con quegli occhi verdi magnetici che mi avevano rapito fin dal primo istante che ero entrato in casa sua.

"Scrivo gratis, mi basta una piccola percentuale sulle vendite, giusto per pagare qualche debito che ho…" Quelle parole mi uscirono di gettito dalla bocca, avrei potuto chiedere qualsiasi cifra che molto probabilmente mi avrebbe sistemato per la vita, avrei davvero potuto dare un calcio a tutto e a tutti, chissenefrega della casa editrice, di Cento e di tutto il resto. Invece ero disposto ad accontentarmi di poco…Comunque proseguiamo, che questa è la biografia di Samuel, non la mia. Piccolo inciso, ho deciso di scrivere questa piccola prefazione, che vedo ora è già lunga un po' troppo perché credo sia necessario trasmettere al lettore l'impressione che Samuel mi aveva fatto, di come ero entrato in contatto con il suo mondo, un mondo da cui, tutt'oggi non mi sono ancora staccato. Improvvisamente Samuel si girò indietro e a tastoni cercò qualcosa dietro al divano. Un cordless.

"Dige, puoi venire giù un attimo e mi puoi portare il blocchetto degli assegni?"

Io lo guardai un po' esterrefatto, che volesse darmi un anticipo?Ammetto che gongolavo.

"Mentre aspettiamo Dige, ti volevo chiedere, da dove vuoi incominciare?"

"Vuoi che iniziamo oggi?"

"Se hai tempo, perché no…"

"Sono prontissimo" Tirai fuori dalla mia valigia il blocco degli appunti, la penna e il registratore portatile.In quell'istante comparve nella stanza un ragazzo che affascinante era a dire poco. Capelli neri, quasi lucenti per via del gel, un ciuffo che copriva la fronte, la pelle scura, due occhi azzurri che definirei di ghiaccio e due orecchini che sembravano illuminare quello che oserei definire il viso di un principe egiziano.Era ovviamente Benedetto Di Gennaro, il compagno di Samuel.

"Ciao – mi disse venendomi incontro per stringermi la mano – io sono Dige, tu devi essere lo scrittore?"

Io mi alzai in piedi, rapito da quello sguardo, e nel farlo feci cadere tutto, blocco, penna, registratore….gli strinsi però la mano con decisione e lui fece altrettanto.Samuel prese il blocco degli assegni, scrisse qualcosa su uno di essi e me lo diede.

"Sai, spero che tu non te ne abbia male, ma Mattia, che con i computer è un mostro ha fatto una piccola indagine sulla tua casa editrice, so che avere una piccola azienda oggi in Italia non è facile, sei da ammirare veramente, soprattutto perché non hai mai chiesto l'aiuto di nessuno…considera questo un piccolo acconto sul libro. Io sono molto contento che sia tu a scrivere la mia biografia ma non voglio che tu lo faccia gratis…"

Guardai l'assegno, non mi soffermai sul 2 che era all'inizio, ma sui sei zeri che c'erano dietro.

"So che con la tua piccola fondazione ti dai da fare per aiutare le persone…", disse.

Credo che entrambi si fossero accorti delle lacrime che mi stavano scendendo sul viso.

"Io torno alle mie cose", disse Benedetto. "E' stato un piacere fare la tua conoscenza – mi disse – mi pare che ci vedremo altre volte"

Lo salutai nuovamente stringendogli la mano, ma sinceramente avrei voluto abbracciarlo, come avrei voluto abbracciare Samuel.Mi asciugai gli occhi e mi rimisi a sedere."Iniziamo…."


Tutti i testi redatti da Marco Cevolani e qui pubblicati sono rilasciati con licenza CC BY-NC-SA 4.0, le foto e i disegni realizzati da Marco Cevolani con licenza CC BY 4.0. Per i testi di narrativa: ogni riferimento a fatti e persone è puramente casuale
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