Il figlio di Atlantide, sfida finale al Signore delle Ombre

27.08.2023
In esclusiva per i lettori di Borgopianura Oggi, a puntate, il capitolo finale delle avventure di Mattia.

PROLOGO: I GIARDINI DI ABU GASSI


India, estate 2016


Altra estate lontano da Borgopianura per Mattia. Un po' era dispiaciuto di stare lontano dai suoi due papà, questa volta per ben due mesi, luglio e agosto, ma Anisha e i suoi genitori dovevano andare in India: si sposava Namita, cugina di Anisha. Siccome era in piena estate, non c'erano scuse tipo scuola o allenamenti da poter addurre e tutto sommato a Mattia un'altra estate alternativa non dispiaceva: l'India non l'aveva ancora visitata.

Tuttavia Samuel e Benedetto si erano ripromessi di andarlo a trovare, anche su insistenza della famiglia di Anisha, a cui erano molto legati. Samuel aveva alcuni impegni istituzionali come Presidente del Fondo che lo avrebbero portato in giro per l'Europa per gran parte dell'estate, sarebbe stato impossibile, per lui e Benedetto, trascorrere due mesi in India, ma almeno un paio di settimane, per far contento il ragazzo, erano d'obbligo.

Quindi, in ogni modo, Mattia affrontò l'estate con positività, nonostante il pensiero corresse spesso al disegno fatto da Guido.

Dopo la gara di bocce in cui erano arrivati primi, Mattia non era più tornato sull'argomento con il compagno di classe, anche perché non sapeva come affrontarlo; sarebbe stato piuttosto strano insistere su un banale disegno e magari aveva ragione Massimiliano: "Mattia - gli aveva detto - che c'è di strano? Magari tu da adulto ti ispirerai proprio a quel disegno o chissà forse Guido sarà fra i tuoi collaboratori...anzi...direi nostri, perché spero di essere con te anche in futuro."

Certo, avrebbe potuto chiedere a Riccardo, ma si era persuaso del fatto che Riccardo non gli voleva o poteva dire tutta la verità.

Ma ora c'era da pensare a come passare due mesi con Anisha in India...senza annoiarsi troppo.

Mattia, Anisha e i di lei genitori avrebbero trovato ospitalità a casa dei parenti, a Jaipur.

Namita aveva ventiquattro anni e il promesso sposo, Adarsh, era di appena un anno più grande; si conoscevano fin dalle elementari, proprio come Mattia e Anisha e questo bastava alla ragazza, ogni qual volta capitava di andare sull'argomento, di prospettare e progettare un matrimonio da favola, proprio come avrebbe avuto Namita da lì a tre settimane.

Mattia sperava, tuttavia, di dover sopportare le fantasie di Anisha sul loro futuro matrimonio solamente almeno fino al giorno delle nozze della cugina e che dopo si sarebbero dedicati ad altro, in ogni caso aveva programmato di visitare alcune delle zone e dei luoghi più caratteristici della città e dei dintorni e la prima tappa non poteva che essere il Jantar Mantar, un complesso architettonico con funzione di osservatorio astronomico.

Anisha, che era nata in Italia non conosceva nulla di Jaipur e quindi non le restava che affidarsi al tablet di Mattia.

I due ragazzi, per raggiungere il Jantar Mantar, situato nella parte nord-est della città, dovevano superare un fitto reticolato di strade, dato che la casa di Namita si trovava sul Vivekanand Marg, lunga strada laterale al Sawai Road; si trattava di una camminata di trenta minuti che i due giovani affrontarono volentieri: era l'occasione per ammirare, già alla prima uscita, parte della città...anche se avrebbero avuto ben due mesi davanti a loro.


Il professor Gupta Randani per recarsi al Jantar Mantar faceva tutti i giorni lo stesso percorso: appena uscito di casa si fermava dal fruttivendolo a comprare un po' di frutta fresca che a volte consumava, in parte, durante il tragitto, altre volte conservava per il pranzo o la cena.

Aveva insegnato Astronomia in tutte le università del paese e anche negli Stati Uniti, avrebbe avuto davanti a sé una carriera accademica di tutto rispetto se non si fosse fissato con i Giardini di Abu Gassi: era convinto che le antiche popolazioni indù avessero nascosto in India un manufatto di origine aliena dai poteri straordinari. Secondo il professore questo oggetto, molto simile ad una grande pietra preziosa, era stato nascosto in una misteriosa struttura chiamata Giardini di Abu Gassi. Più aveva insistito in questa strampalata teoria più era stato allontanato da quel mondo che era stato la sua vita e la sua casa. Il professor Randani aveva trovato le prove di quello che asseriva su un antico manoscritto di dubbia provenienza che lui conservava gelosamente nella cassaforte del suo appartamento, un manoscritto redatto in antico indù su una pergamena che aveva trovato in un mercatino proprio a Jaipur e per questo aveva deciso di passare gli ultimi anni della sua vita a dimostrare la sua teoria. Se avesse trovato i fantomatici Giardini di Abu Gassi avrebbe riavuto il credito e l'onore perduto.

Questa teoria però aveva interessato qualcuno di molto pericoloso: la Confraternita. Il Signore delle Ombre sapeva che una parte di verità in quello che diceva il professore c'era: doveva assolutamente entrare in possesso di quella pergamena.

Il professore Randani aveva supposto, esaminando la pergamena, che per individuare la posizione dei Giardini occorreva osservare l'allineamento del Sole, da sempre venerato dalle antiche popolazioni del pianeta, con il pianeta Terra. Aveva elaborato una complicata tabella che indicava la posizione della nostra stella nei vari mesi dell'anno e con altrettanto difficili calcoli, la posizione perpendicolare sul continente indiano. Mancava un ultimo mese di rilevazioni all'osservatorio del Jantar Mantar e avrebbe individuato il punto esatto dove si trovavano i Giardini di Abu Gassi.


Ratlor Lashor, uno dei più fedeli servitori del Signore delle Ombre aveva il compito di recuperare il lavoro del professore e la pergamena ed era convinto che li avesse con sé, nella cartella di pelle ormai consunta che portava sempre sotto il braccio. Era il momento di agire.

L'anziano professore stava attraversando l'enorme viale quando una vettura di colore nero lo travolse in pieno. L'autista, uscì dal veicolo e si diresse verso il corpo esanime del professore; dopo aver constatato la sua morte, almeno così sembrava, prese la cartellina che era finita qualche metro più in là e, una volta risalito sull'automobile, ripartì sgommando.

"Ehi ferma! Ferma!" Mattia e Anisha avevano assistito, come tanta altra gente, a quanto accaduto. Mattia iniziò a correre a più non posso, ma la vettura si stava già allontanando. Il ragazzo tirò fuori dalla tasca dei pantaloni il cellulare e scattò una foto.

Ritornò sui suoi passi. Un gruppo di persone, compresa Anisha, si era radunata attorno al corpo del professore per prestare aiuto, nell'attesa dell'arrivo dell'ambulanza.

"20476869764538558..." Il professore, ormai in fin di vita, ripeteva i numeri in inglese; spirò poco dopo e all'arrivo dell'ambulanza i medici non poterono fare altro che constatarne il decesso. La polizia locale raccolse le testimonianze, pure quella di Mattia che fornì loro la foto scattata, che purtroppo non inquadrava nitidamente né la vettura né la targa.

L'incidente appena accaduto tolse a Mattia ed Anisha l'allegria con la quale avrebbero voluto visitare il Centro Astronomico.

"Sai Matty - disse la ragazza mentre camminavano lungo il marciapiede - uno dei passanti che si è fermato a soccorrere quel povero signore ha detto che lavorava proprio all'Osservatorio...cavolo." Anisha era veramente affranta.

Mattia, nell'udire quelle parole, sentì come un brivido. Forse per la fantasia di cui era dotato, forse perché sapeva che le cose non avvengono casualmente, complice il segreto che custodiva, pensò che l'incidente non era stato casuale, anche perché non si era certo dimenticato del lestofante che poco prima aveva rubato la cartellina del professore.

"Non ti dispiace vero amore se torniamo a casa? Non me la sento di proseguire." Disse improvvisamente Anisha.

Mattia, che invece era proiettato almeno con la sua fantasia, in un'indagine ad alto rischio, replicò: "Tesoro, non ti sembra strano che qualcuno rubi una cartellina di un anziano dipendente del Jantar Mantar?"

"Che vorresti dire?"

"Che secondo me c'è qualcosa sotto." Mattia disse quella frase pensando al fatto che se davanti a sé ci fosse stato Massimiliano non ci sarebbe stato bisogno di tirarla tanto per le lunghe.

"E con ciò? Lasciamo alla polizia queste cose…"

"Che ci costa dare un'occhiata...facciamo almeno per quel poveretto." Insistette il ragazzo.

Anisha sembrava essersi convinta.


Erano ormai quasi le 11 e il centro astronomico era affollato di gente. Mattia non aveva minimamente l'idea da dove cominciare la sua indagine.

"Matty, che ne dici se ci fermiamo a prendere qualcosa al punto di ristoro...così ci riposiamo un po'?" La ragazza era ancora evidentemente scossa da quanto accaduto.

"Certo amore." Disse Mattia con comprensione.

Mentre Anisha era a sedere ad uno dei tavoli vicino alla vetrata che dava sulla corte interna, Mattia si recò al banco ristoro per prendere qualcosa da bere. Vicino alla cassa c'era una pila di libri. Mattia fu colpito dalla copertina, un sole stilizzato che splendeva alto su un giardino rigoglioso, anch'esso tratteggiato in modo astratto.

Sulla copertina erano riportati il titolo e il nome dell'autore: I giardini di Abu Gassi di Gupta Randani. Mattia lo prese e lo girò per vedere il prezzo: rimase di stucco nel vedere, in quarta di copertina, la foto del signore appena deceduto, certo di qualche anno più giovane.

Mattia chiese informazioni all'addetta, che fortunatamente parlava inglese.

"È di un signore che viene qua tutte le mattine...ce ne ha lasciato qualche copia da vendere."

Mattia ne comprò una senza aggiungere altro. Dopo aver preso una bevanda per sé e per Anisha, ritornò dalla sua ragazza.

"Sai amore, quel signore non era un dipendente...guarda!" E le mostrò il libro.

Anisha sembrava essersi improvvisamente ridestata dal torpore di tristezza; prese il libro e lesse velocemente la nota biografica del professore.

"Credo che venisse qua per completare questa sua ricerca...tu che dici?" La ragazza non si era accorta che Mattia aveva tirato fuori dallo zaino il computer portatile e stava già cercando sul web notizie su Gupta Randani.

"Tu che dici?" Domandò con insistenza Anisha una seconda volta.

"…Che credo che il professor Randani avesse riposto nella sua ricerca di questi Giardini la sua volontà di rivalsa contro il mondo accademico di tutto il pianeta. E credo che qualcosa di vero ci sia. Non penso che un professore stimato dalle più grandi università si sia - passami il termine - bevuto il cervello così da un giorno all'altro. È chiaro che la sua ricerca interessava a qualcuno, visto la fine che ha fatto."

"Pensi ci sia qualcosa di vero?"

"Sinceramente non lo so, posso presumere che la pietra di cui si parla non sia altro che un meteorite, magari venerato da qualche popolazione dell'India antica...se così fosse sarebbe comunque una testimonianza religiosa molto importante."

"Nemmeno il professore aveva idea di cosa però fossero in realtà questi Giardini di Abu Gassi…"

"Sì sto guardando qui sul suo blog...lui ipotizzava fosse una costruzione sorta per proteggere questa pietra preziosa…"

Mattia lesse in silenzio dal sito web altre informazioni sulla ricerca del professor Randani, di una tabella per calcolare il punto dove cercare... poi d'un tratto pensò alla serie di numeri che il poveretto aveva ripetuto prima di morire, ma non riusciva a farsele venire in mente.

"Amore... ti ricordi i numeri che ha detto prima di morire?"

"Ricordo solo i primi: 2005, deve averlo ripetuto un paio di volte, ma fra altri numeri…"

"Era sicuramente una sequenza numerica, credo che il professore avesse trovato l'ubicazione dei Giardini di Abu Gassi"

"Sequenza numerica?"

"Sì coordinate, 20 05 potrebbe essere una latitudine, oppure 20 latitudine e 05 longitudine...peccato non ricordare tutta la sequenza…"

"Ma perché è venuto in India? Con tutti gli osservatori che ci sono in giro per il mondo? E considerando che - almeno a quello che leggo qui - per calcolare la posizione del sole basta andare su Google…Certo lui è nato in India…"

"Perché forse pensava che i Giardini fossero qui in India, da qualche parte...se supponiamo che 2005 sia la prima parte della latitudine, il continente indiano ci sta a pennello!"

"Ma non sappiamo la longitudine, potrebbe anche essere altrove."

"Dobbiamo recuperare quella tabella."

"La tabella?"

Mattia spiegò cosa aveva appena letto.

"E scusami come pensi di fare?"

"Speriamo che ne avesse una copia anche a casa, non credo che un ex professore universitario tenga un documento importante nella tasca dei pantaloni...poi forse non l'aveva nemmeno nella cartella che gli è stata rubata."

"Vuoi andare a casa sua a rubare?" Disse Anisha sottovoce, avvicinandosi il più possibile a Mattia.

"Io credo che lo dobbiamo all'uomo di scienza che è stato. Prima di dedicarsi alla ricerca dei Giardini di Abu Gassi è stato uno stimato professore, ben voluto da tanti suoi studenti."

"Ma non è meglio andare alla polizia?"

"Mezzo mondo lo credeva matto, se due sedicenni si presentano a fare una denuncia, credo che ci prendano per il gabanino e ci buttino nel Gange"


Il professor Randani abitava proprio vicino alla zona dove era stato investito. Mattia aveva trovato l'indirizzo sul suo blog.

La casupola dove aveva vissuto l'uomo era un semplice appartamento sopra un negozio di elettrodomestici. La porta di ingresso dava proprio sulla strada. Con una delle sue diavolerie Mattia avrebbe aperto la porta in un attimo, e sarebbero potuti entrare senza creare sospetti nei passanti, ma non voleva usare una delle sue invenzioni davanti ad Anisha.

Però non sapeva se il professore vivesse da solo, tanto valeva provare a citofonare. Mattia suonò due volte e una voce disse: "Chi è?"

"Sono un ammiratore del professore, ho la sua tabella." Disse Mattia, poi rivolgendosi ad Anisha: "Stai qui, potrebbe essere pericoloso."

"Ma cosa dici?"

"Ti pare sensato che il tipo che ha risposto abbia chiesto chi fosse in inglese?"

Anisha trasecolò e non le restò che obbedire al proprio ragazzo.

Mattia varcò la porta con circospezione, indossando il MANO che aveva appena tirato fuori dallo zaino. Salì molto silenziosamente le scale che conducevano al piano superiore. La porta dell'appartamento del professore era semiaperta. Con il VIOLA potè vedere che dietro alla porta si nascondeva un uomo pronto a colpirlo.

Mattia diede un calcio alla porta e l'uomo che si trovava proprio dietro indietreggiò sorpreso, questo diede il tempo a Mattia di entrare di soppiatto nell'appartamento con una capriola. L'uomo si stava riprendendo dal colpo subito ma Mattia, puntandogli MANO contro, regolato alla minima potenza, lo scaraventò all'indietro. L'energumeno sbatté la testa per terra e perse i sensi. Mattia si sincerò che fosse ancora vivo.

Il ragazzo diede una rapida occhiata in giro: libri, carte geografiche ovunque. Se anche questa fantomatica tabella ci fosse stata, sarebbe stata impossibile da trovare. Sul tavolino in prossimità del cucinotto faceva bella mostra di sé un vecchio computer.

"Il professore mi pareva uno abbastanza tecnologico, magari la ricerca l'ha conservata lì dentro." Mattia accese il computer e in meno che non si dica trasferì tutto il contenuto al proprio portatile. Una volta completato il download si preoccupò di cancellare definitivamente tutto l'hard disk del computer del professore, per impedire che ad altri venisse la sua stessa idea.

Una volta ritornato in strada, Mattia prese per mano Anisha e si allontanarono il più velocemente possibile.


"Ti sei fatto fregare da un ragazzino...questa missione è stata un fallimento completo." Il Signore delle Ombre era adirato e Ratlor Lashor ascoltava l'ira funesta del suo padrone a capo chino, sperando di avere in un qualche modo salva la vita.

"Mio signore, posso trovare quel moccioso in men che non si dica, tuttavia abbiamo la pergamena originale."

Il Signore delle Ombre rifletté per un attimo sul da farsi e poi disse: "Abbiamo forse modo di sfruttare la cosa a nostro vantaggio...hai ragione...portami qui Mattia Rosetti, ma senza torcergli un capello."

"E se qualcuno tenta di fermarmi?"

"Solo al ragazzo non deve essere fatto nulla, chi si intromette può essere eliminato."

Ratlor Lashor si allontanò, senza mai osare di guardare il Signore delle Ombre, non prima di aver fatto un referente inchino.


Mattia e Anisha ritornarono a casa utilizzando i mezzi pubblici: il mistero si stava infittendo e non era prudente fare la strada a piedi o usare un taxi.

Una volta rientrati i due ragazzi si rintanarono nello studio dello zio di Anisha.

Mattia non ci mise molto a decifrare gli appunti del professore: "Sì, la sequenza numerica che ha detto prima di morire è l'ubicazione dei Giardini di Abu Gassi, che secondo i suoi calcoli si dovrebbero trovare qui in India e più precisamente nel distretto di Buldhana"

"È a novecento chilometri da qui..ma la zona è piuttosto vasta.." Disse Anisha con un tono che tradiva ormai la sua completa immersione in quella strampalata avventura.

"Evidentemente manca un ultimo dato...che il professore avrebbe trovato oggi...se non fosse morto…"

"Ma c'è scritto qualcosa su cosa siano questi Giardini di Abu Gassi?"

Mattia aprì le diverse cartelle contenute nell'archivio digitale del professore, fino a quando trovò l'informazione desiderata: "Fortunatamente il professore aveva digitalizzato tutti i suoi appunti - disse il ragazzo - senti qua: i Giardini di Abu Gassi sono un complesso architettonico che potremmo rassomigliare ad un labirinto in verticale, costruito su diversi livelli. Il primo, il giardino vero e proprio si presenta come un giardino di vaste dimensioni percorso da diverse viuzze, ma solo una di queste porta al livello sottostante. Il secondo livello è costituito da un camminamento nascosto che porta al terzo livello, una discesa negli inferi. Infine si arriva al centro della struttura.

Il professore, amore, non ha finito la stesura degli appunti…purtroppo!"

Anisha non potè trattenere una risata: "Tesoro, ma mi sembrano assurde farneticazioni…"

Effettivamente anche Mattia era molto dubbioso su quanto aveva letto.

"Ma c'è un disegno, una raffigurazione...un qualche appunto che spieghi quanto siano grandi questi giardini? A quanto pare è una struttura che si sviluppa nel sottosuolo, ma una cosa del genere, anche se non si capisce quanto sia grande, non passerebbe inosservata per...diecimila anni!"

"E poi l'India è una zona dalla forte sismicità, potrebbe non esistere più…" Disse Mattia mentre sfogliava le cartelle in cerca di un qualche disegno.

Il ragazzo si imbatté in un file denominato pergamena: "Guarda Anisha…" Mattia aprì il file ma rimase impietrito per quello che stava vedendo: la scansione di una pergamena che riproduceva un disegno che lui aveva già visto, anche se in sogno, anzi, in un ricordo del futuro...era lo stesso disegno che era riprodotto su una delle tavole che Cyfarchiad, la regina di Atlantide, gli aveva mostrato nel suo viaggio indietro nel tempo: una misteriosa figura umanoide che consegnava ad uno degli abitanti di Atlantide uno strano oggetto luminescente.

Mattia dissimulò in fretta il suo stupore, per non attrarre domande della ragazza, domande a cui difficilmente avrebbe potuto dare una risposta. Fortunatamente i due ragazzi furono interrotti dalla zia di Anisha che ricordava ai due che il pranzo sarebbe stato pronto da lì ad un'ora.

Mattia aveva bisogno di riflettere un attimo in solitudine, troppe cose erano collegate ad Atlantide...e doveva capire il perché, soprattutto ora che aveva trascinato in quell'avventura la sua ragazza e non voleva che le capitasse qualcosa. Decise di andarsi a fare una doccia, una doccia gelata, l'unico modo per schiarirsi le idee.


Mattia era sotto l'acqua da parecchi minuti e nonostante cercasse di non pensare a quanto scoperto nelle ultime ore, la sua mente correva veloce verso un'infinità di dubbi e perplessità.

"La pietra cercata dal Professor Randani è il Cuore di Atlantide? Magari un parte di esso? E come ci è finito in India?"

Mattia non si era dimenticato nemmeno del disegno fatto da Guido: "E se fosse che l'invenzione della macchina del tempo non sia merito mio?"

Improvvisamente sentì dei rumori provenire dalla camera.

"Anisha sei tu? Ho quasi finito!" Disse ad alta voce.

Attraverso il vetro del box doccia vide qualcuno entrare nel bagno.

"Ehi amore...vuoi che facciamo la doccia assieme?"

Tutto ad un tratto qualcuno aprì il portello della doccia. Era Ratlor Lashor che colpì Mattia in pieno volto con un pugno. Il ragazzo stramazzò sul pavimento.


Mattia, completamente senza vestiti, giaceva ai piedi del Signore delle Ombre.

La sua voce era profonda e cavernosa, ma nel contempo tetra e sibillina: "Sono qui per rispondere ai tuoi dubbi, nessuno fino ad ora ti ha raccontato la verità!"

"Bastava una telefonata..."

"Lo sai cosa è in realtà la pietra cercata dal Professor Randani?"

"Il Cuore di Atlantide, vero?"

"Bravo...Più di dodicimila anni fa cadde sulla Terra un meteorite che all'impatto con l'atmosfera del nostro pianeta si disintegrò in vari frammenti. Uno di questi pezzi cadde in Africa settentrionale e fu usato per dare vita alla civiltà di Atlantide. Un frammento cadde in India. Le popolazioni indigene, intuendone il potere e certamente anche la pericolosità, custodirono il frammento all'interno di una grotta attorno alla quale poi sono stati costruiti i Giardini di Abu Gassi. Altri frammenti, caddero in Europa..."

"Come immaginavo...Da dove proveniva il meteorite? Quali sono i suoi poteri?"

"Il meteorite proveniva da un altro mondo, anzi, dal futuro di un altro mondo e, come ti sarà facile immaginare, non era un semplice meteorite. In esso era racchiuso il potere, il sapere e l'energia di una civiltà anni luce avanti a noi. Non ti sei mai chiesto, mio giovane amico, perché tu sei così intelligente e come farai a far progredire, grazie alle tue invenzioni, il genere umano?"

"Perché ho bei voti a scuola?"

Il Signore delle Ombre adirato per l'insolenza del giovane, col piede destro iniziò a schiacciargli la faccia sul pavimento.

"Lasciami andare! Bastardo! Mi fai male!"

L'Oscuro Signore mollò la presa.

"Una minuscola parte del cuore di Atlantide è nel tuo corpo, imbecille di un ragazzino che non sei altro!"

"Ma che diavolo dici?"

"Riccardo allora non ti ha raccontato proprio nulla, vero?"

"Che cosa vuoi dire?"

"Tu sei uno dei figli di Atlantide! La regina Cyfarchiad prima di far saltare per aria la città, ha messo un pezzo del Cuore di Atlantide, dentro di te!"

"Ma non dire sciocchezze...io ho fatto..."

"Il viaggio nel tempo verso Atlantide? Certo, ma non hai fatto altro che salvare te stesso. Non ti ricordi il più piccolo dei bambini?"

Un'esplosione squarciò l'aria. Mattia vide il Signore delle Ombre sbalzare lontano e rotolare sul pavimento. Qualcosa aveva divelto la parete opposta.

"Ciao, fratello! Sono Eletein! Appena in tempo, ancora un istante e non avresti fatto una bella fine."

Un uomo, vestito con un'avveniristica tuta bianca entrò nella stanza brandendo una sorta di pistola laser.

"Mio fratello... cosa?"

Eletein con un colpo secco liberò Mattia e se lo mise sulle spalle: "Dobbiamo fuggire da qua in più in fretta possibile, ti devo riportare a casa degli zii di Anisha."

Mattia rintronato dall'esplosione era ancora un po' stordito e non stava capendo cosa stesse accadendo.

Eletein si mise a correre lungo un corridoio in salita, brandendo colpi a destra e a manca.

Arrivarono sulla sommità di una costruzione: Mattia potè notare che era notte fonda.

Ad attenderli un aereo simile all'Ala della Notte.

Eletein adagiò Mattia sul sedile posteriore.

Una volta librati in volo, Eletein portò il velivolo alla massima velocità e in men che non si dica arrivarono sui cieli di Jaipur.

Mattia chiese ad Eletein: "Allora quello che ha detto il Signore delle Ombre è tutto vero?"

"Si, tu sei uno dei figli di Atlantide."

"Ma si può sapere che storia è questa?"

"Kontamari, Primo Ministro della Regina di Atlantide, nostra madre, voleva mettere le mani sul nucleo di energia della città. Nello scontro purtroppo Atlantide è stata distrutta dall'esplosione del nucleo. Se non fosse stato per te che ritornavi dal futuro, saremo morti anche noi, con grave periglio per tutta l'umanità. Nostra madre, per evitare che fossimo catturati da Kontamari, ci ha messo in salvo, facendoci imbarcare su una nave ciascuno. Ognuna delle imbarcazioni era diretta verso uno dei continenti. Noi abbiamo portato la civiltà in quei continenti, sfruttando le conoscenze della nostra antica e meravigliosa città."

"E io...?"

"Nostra madre intuendo il pericolo, ha ritenuto che tu solo potevi contenere quello che rimaneva del Cuore di Atlantide, tu sei il prescelto, il padrone dell'Universo, l'unico che può portare equilibrio e pace per tutta l'umanità. La parte del cuore di Atlantide che nostra madre ha messo nel tuo corpo ti dona poteri infiniti e sovrumani."

"Ma..."

Eletein proseguì nel suo racconto, lasciando attonito Mattia: "Per metterti in salvo ho ritenuto opportuno viaggiare nel futuro, dove gli sgherri di Kontamari non avrebbero potuto trovarti. Lì ho conosciuto i tuo genitori adottivi, Luigi e Marianna. Ti ho affidato a loro. Poi il resto della storia la sai già..."

Una volta giunti con il velivolo sulla casa dello zio di Anisha Eletein si rivolse a Mattia: "Per il tuo bene devo cancellare quanto avvenuto nelle ultime ore."

"Ci rivedremo ancora?"

Eletein non disse nulla

"Va bene, fai quello che devi fare.." Disse nuovamente Mattia.


Mattia aprì gli occhi lentamente, aveva un mal di testa incredibile. Era sul pavimento della doccia e l'acqua gli scivolava via.

"Ma che è successo?"

Si toccò il viso nel punto in cui si ricordava di essere stata colpito. Sentì un lieve gonfiore.

"Sono sicuro che era il tizio dell'appartamento...ma non posso essermelo sognato.."

Mattia uscì dalla doccia, si mise l'accappatoio e poi andò in camera sua...vide che era tutto in ordine.

"Credo che quel tizio abbia tentato di rapirmi...poi deve aver sentito qualcuno arrivare...ed è fuggito."

Il ragazzo esaminò la finestra, effettivamente era socchiusa, però non si ricordava se era stato lui oppure no.

Mattia si rivestì e andò a cercare Anisha; la incontrò che stava sistemando alcune cose nella dispensa: "Senti, amore...prima sei venuta in bagno mentre stavo facendo la doccia?"

"No, tesoro...ehi ma che hai fatto? Hai un livido sul viso." La ragazzo lo toccò molto delicatamente.

"Devo…" Mattia si arrestò, meglio non dire nulla e inventarsi l'ennesima bugia, "...stare più attento al mobiletto del bagno, avevo lasciato lo sportello aperto, mi sono girato all'improvviso...e ci ho sbattuto contro."

"Poverino." La ragazzo così dicendo lo baciò delicatamente sullo zigomo tumefatto.


I giorni seguenti passarono senza ulteriori scossoni, ma di certo Mattia non si era dimenticato della fantomatica aggressione subita, perché lui era sicuro che non si fosse trattato di un sogno. Non si era nemmeno dimenticato del mistero dei Giardini di Abu Gassi, solamente che guardava e riguardava gli appunti del professore approfittando delle assenze di Anisha: quando la ragazza era magari sotto la doccia oppure alla notte, quando lei dormiva beata nel suo letto. Non voleva più coinvolgerla in rischiose missioni. Inoltre, siccome lui era convinto che il tipo che lo aveva aggredito era lo stesso individuo che aveva investito il professor Randani e poi era andato a frugare nel suo appartamento, voleva dire che sapeva dove abitavano.

Una notte, mentre era intento ad esaminare gli appunti di Randani, speranzoso di capire l'ultimo dato mancante, quello che avrebbe permesso di trovare l'esatta ubicazione dei misteriosi Giardini pensò a Massimiliano, erano effettivamente un paio di giorni che non si scrivevano: Mattia lo teneva costantemente aggiornato sugli sviluppi del caso e...sugli sviluppi della sua vacanza, che se non fosse stato per il mistero dei Giardini di Abu Gassi e purtroppo per la morte del professor Randani, sarebbe stata irrimediabilmente noiosa.

"Come prima cosa mi ci vuole un aiuto, di quelli seri e fidati." Disse tra sé e sé. Mattia rifletté anche sul fatto che se voleva davvero trovare questi misteriosi Giardini, ammesso che esistano ancora, l'aiuto di Massimiliano sarebbe stato determinante...ma come farlo venire in India?

Mattia guardò l'orologio: erano le 3:30: "In Italia è appena mezzanotte, quello è ancora sicuramente sveglio" e lo chiamò direttamente sul cellulare.

"Ciao Massy! Sono Mattia!"

"Oh finalmente… pensavo ci saremmo scambiati solo messaggi." Disse Massimiliano ridendo.

"Puoi telefonare anche tu ogni tanto, eh?" Ribatté Mattia fingendo di essere arrabbiato.

"Lo sai che non ho mai soldi nel telefono!"

"Ma scemo, puoi usare quello di Mantello." Eh già, tra le numerosi dotazioni di Maschera e Mantello c'erano due telefoni che funzionavano...senza spendere un euro.

"Già, non ci avevo pensato!"

"Tutto bene?" Chiese poi Mattia.

"Ma sì...il prossimo mese me ne starò qui a Borgopianura perché io e mio fratello abbiamo già finito i soldi!"

"Senti...ti andrebbe di venirmi a dare una mano qui in India?"

"Come? È successo qualcosa?"

"No, a dire la verità con gli appunti del professore sono ad un punto morto."

"E per quel disegno, hai chiesto spiegazioni a Riccardo?"

"Ti confesso che per il momento non voglio tenere informati troppo i nostri amici di Atlantide, sono convinto che Riccardo mi...ci...nasconda qualcosa."

"Che intendi dire?"

"Mah...quando sono stato alla piattaforma, sai...la prima volta, ha liquidato la spiegazione della Lega delle Frecce D'Oro in poche parole. Poi, voglio dire, la mia ragazza è indiana, vengo a fare una vacanza in India e ci capita tra capo e collo il mistero di questi giardini che chiaramente hanno un collegamento con Atlantide."

"Capisco. Senti, a proposito di Anisha, se vengo in India, poi sai che finirebbe che litighiamo."

"Ehm, io ho anche voglia di vederti, ti crea problemi se stai in albergo e lavoriamo la notte?"

Massimiliano provava una grande amicizia, affetto e gratitudine per l'amico, ormai lui e Mattia erano una cosa sola e poi lo aveva detto tante volte, per l'amico si sarebbe buttato persino fra le fiamme dell'Inferno: "Mattia...certo...tranquillo…"

"Vai alla nostra base appena riesci, puoi tranquillamente usare l'Ala della Notte, Goliath ti darà una mano anche per trovare un albergo qui in zona."

"Fai conto che io sia già lì." Disse Massimiliano riagganciando la chiamata.

Udendo fierezza nella voce di Massimiliano, Mattia si sentì finalmente sollevato.


L'amico sarebbe giunto due giorni dopo con l'Ala della Notte che avrebbe nascosto nel lago Chandlai, usando gli schermi protettivi di invisibilità per non farsi vedere, poi avrebbe raggiunto il Majistar Hotel con un bus turistico, in modo da non destare sospetti. Con il simulatore olografico avrebbe travisato il suo aspetto: un ragazzo di diciassette anni che gira da solo per l'India…

Mattia sgattaiolò fuori di casa a notte fonda e raggiunse l'hotel dove alloggiava l'amico in una mezzora di camminata veloce.

Appena arrivato al Majistar salì subito in camera da Massimiliano che lo stava aspettando con trepidazione.

I due amici si salutarono alla loro maniera: un forte abbraccio e l'immancabile cinque battuto con le mani.

"Così per curiosità...che scusa hai detto per venire via dall'Italia?"

"Più o meno la verità: che mi avevi invitato in India, che mi avevi già pagato hotel e viaggio!"

Mattia lo abbracciò nuovamente e disse: "Mi sei mancato veramente, sono contento tu sia venuto."

"Dai fra' - disse poi l'amico - mettiamoci a sedere e raccontami per filo e per segno cosa intendi fare."

I due amici si accomodarono sulle sedie vicine ad un enorme tavolo di vetro.

Mattia raccontò con maggiore dettagli tutto quello che aveva scoperto fino a quel momento, parlando anche della misteriosa aggressione avvenuta in bagno.

"Ma sei sicuro che non te lo sei sognato? Magari sei semplicemente svenuto."

"Avevo un forte dolore allo zigomo proprio dove quel tipo mi ha colpito, non è stato un sogno!"

"Forse è come dici tu, ha provato a rapirti, poi magari sentendo dei rumori è scappato. A questo punto non è detto che ci riprovi!"

"Infatti...grazie al VIOLA tengo monitorata tutta la casa, nel caso qualcuno tenti di introdursi di soppiatto un'altra volta."

"Invece...per quanto riguarda i giardini di Abu Gassi?"

"La zona individuata è quella distretto di Buldhana, siccome si estende per parecchi chilometri quadrati...qui mi dovete dare una mano tu e Goliath."

"E come?"

"Dovresti recarti con l'Ala della Notte e fare una mappatura della zona, del sottosuolo."

Mattia spiegò all'amico cosa fare e poi fece ritorno a casa, in taxi. Era decisamente più sollevato per via del fatto che ora a dargli man forte nella risoluzione di tutti quei misteri c'era il suo migliore amico.


Massimiliano avrebbe fatto quanto chiestogli da Mattia la notte seguente, seppure l'Ala della Notte fosse dotata di tutti i sistemi più avanzati per rendersi invisibile, era meglio non correre rischi nell'avventurarsi sopra i celi delle città di giorno. Certo per Mattia questo significava un giorno di attesa, ma sentiva che ormai erano vicini alla soluzione del mistero.

Mattia quella notte stette sveglio per attendere un qualsiasi messaggio da parte di Massimiliano, che arrivò verso le 5 del mattino, a mo' di telegramma.

"Perlustrato zona, stop. Nel sottosuolo nulla di particolare stop se non cavità naturale stop. Sono convinto che i giardini che cerchiamo siano in realtà il complesso turistico del tempio Patnadevi di Chalisgaon, stop. Guarda la mail, stop."

Mattia lesse il messaggio con il cuore in gola e si mise al computer. La mail inviatagli da Massimiliano riportava sommariamente le informazioni turistiche che si possono trovare anche su wikipedia, ma ad attirare l'attenzione di Mattia furono le ultime due righe.

"Si ritiene che il primo governatore del luogo e progettista dell'immenso complesso fu Abukmai Gasltendej Siningult"

"Avevamo la soluzione sotto gli occhi e non ce ne siamo accorti!" Pensò Mattia trionfante.


Il Patnadevi era un complesso religioso e monumentale molto visitato dai turisti e non fu difficile per Mattia convincere Anisha a partecipare ad una gita, di quelle abitualmente organizzate dalle agenzie turistiche locali. Ai due si erano uniti anche i genitori di Anisha, gli zii e pure i due promessi sposi.

Il bus turistico partiva alle 5 del mattino dal parcheggio della stazione dei treni di Jaipur. Il viaggio sarebbe stato molto lungo, ma questo non aveva scoraggiato nessuno, men che meno Mattia. Nel folto gruppo di turisti era nascosto anche Massimiliano.

Il pullman viaggiava sotto la sorveglianza di Goliath: l'Ala della Notte volava ad alta quota.

La comitiva, una trentina di persone in tutto, aveva preso alloggio in un albergo di Chalisgaon. Massimiliano aveva fatto in modo che la sua stanza fosse a fianco di quella di Anisha e Mattia.

La gita iniziò il giorno seguente, subito dopo colazione; prima tappa le caverne di Pitalkhora. Secondo i rilievi fatti da Goliath l'ingresso o forse addirittura il terzo livello potevano trovarsi proprio in quelle caverne.

Il tempo a disposizione per trovare il Cuore di Atlantide, o quello che per meglio dire secondo Mattia era una pietra simile al Cuore di Atlantide, non era tanto. Ma se si fossero ameno avvicinati alla soluzione, sarebbe stato poi più facile perlustrare la zona interessata nei giorni seguenti.

Era chiaro che il frammento di meteorite ricercato per tanti anni dal professore era lì, doveva essere al livello sottostante, il famoso terzo livello: ormai quelle grotte erano state perlustrate da cima a fondo e non era mai stato trovato nulla di alieno.

Ci sarebbe voluto un indizio, un qualcosa...ma cosa?

Mattia improvvisamente sentì vibrare qualcosa nello zaino. Si fermò a lato del camminamento e lo aprì: il Sigillo stava lampeggiando. Mattia, senza tirarlo fuori lo guardò: nessun messaggio.

"Ma cosa sta succedendo?" Si domandò.

Mattia si guardò attorno: l'attenzione cadde su una colonna ricavata direttamente nella roccia dipinta con un affresco che raffigurava una divinità induista che teneva in mano una pietra, l'immagine era molto simile a quella della pergamena e a quella mostratagli dalla regina di Atlantide.

"Tombola!"

Proprio in quell'istante sopraggiunse Massimiliano.

I due si staccarono dal gruppo principale per dirigersi alla colonna, alta una decina di metri.

"Qualcuno da Atlantide ci ha dato una mano… ci deve essere un passaggio segreto...un qualcosa…" Mattia non fece in tempo ad appoggiare la mano che una parte della colonna rientrò nella roccia, aprendo un cunicolo che si perdeva nell'oscurità.

"Wow, che figata - disse Massimiliano - proprio come in Indiana Jones e il tempio maledetto!"

Mattia esitò un attimo: proseguire o ritornare in un secondo momento?

"Al diavolo Anisha! Dai Massy, andiamo!"

I due amici si addentrarono nel cunicolo alto non più di due metri. I due camminarono per un tempo indefinito quando un'improvvisa folata di vento li sfiorò. Mattia istintivamente arrestò il passo di Massimiliano e aveva fatto bene: davanti a loro si parava un baratro non più largo dello stesso tunnel in cui si trovavano ma profondo centinaia e centinaia di metri.

Massimiliano tirò fuori dalla zaino una delle sfere a luminescenza cinetica inventate da Mattia, la regolò alla massima potenza e la gettò nel baratro.

"Hai visto? Tra una parete e l'altra ci sono dei pioli." Esclamò Mattia.

"Una scala per l'inferno. Che facciamo?"

"Ormai siamo arrivati fino a qua, tanto vale scendere."

Massimiliano aveva con sé tutto l'occorrente: in men che non si dica i due montarono un argano e iniziarono la discesa.

La parete alla loro destra era in parte ricoperta di un misto di geroglifici e scritte cuneiformi.

"Ehi Matty, che ci fanno i geroglifici da questa parte del mondo?"

"È Atlantidese!"

"Come fai a saperlo?"

"L'ho già visto...nel futuro...o nel passato, non saprei nemmeno io come dire... non ricordi? Il sogno di cui ti ho raccontato?!"

"Pensi che gli Antlanti...Atlantia..insomma...che siano giunti anche in India?"

"Sì, sono convinto che da Atlantide si sia diffusa la cultura e la civiltà in tutto il mondo."

Dopo più di un'ora di calata arrivarono al fondo di quell'antro.

Mattia continuò nella sua spiegazione: "Dagli elementi raccolti dal professore e basandomi sul mio ricordo del futuro posso con tutta sicurezza affermare che migliaia di anni fa un meteorite si schiantò sulla Terra. Un frammento è capitato qui in India, uno nell'Africa settentrionale e quello è stato usato dagli antichi Atlantidesi per dare vita ed energia alla loro città. Il frammento precipitato qui in India invece è stato conservato all'interno di questa struttura, che è stata costruita migliaia di anni dopo il suo atterraggio, probabilmente da uno dei figli di Atlantide giunti sul continente indiano, per conservarlo e proteggerlo. È probabile che dopo la diaspora di Atlantide i superstiti abbiano cercato i frammenti del meteorite, per metterli tutti al sicuro, ecco perché sono venuti in India."

"Quindi potrebbero essercene altri in altri parti del mondo?"

"Può darsi…Dai vieni, proseguiamo per di qua." Esortò con sicurezza Mattia.

"E perché?"

"Vedi...lo dice questa scritta che più o meno tradotto fa Vai avanti di qualche metro."

Percorsi pochi passi si trovarono davanti ad un enorme masso che era stato leggermente spostato.

L'ingresso dava su un'ambiente pieno di stalattiti e stalagmiti. Massimiliano fece rotolare un'altra sfera che illuminò tutta la grotta. I due procedettero con estrema cautela: se era davvero come in un film di Indiana Jones ci poteva essere qualche trabocchetto, ma Mattia in cuor suo sentiva che in quel posto non gli sarebbe capitato nulla.

"Guarda Mattia, laggiù!" Massimiliano indicava uno spiazzo poco più avanti con al centro una specie di altare di nuda roccia.

I due si avvicinarono. L'altare al centro era dotato di uno strano alloggiamento in metallo atto a contenere una pietra, ma al posto della pietra c'era un biglietto.

"Questa volta mio giovane amico vi ho preceduto io."


"Che significa?" Chiese Massimiliano.

"Che la Confraternita ha trovato il frammento di meteorite!" Disse Mattia con estrema preoccupazione.

Il dispiacere più grande di Mattia, mentre dal finestrino dell'aereo osservava il panorama, era che nessuno avrebbe mai saputo della bontà delle teorie del Professor Randani: certo Mattia avrebbe potuto rendere pubbliche le sue scoperte, ma questo avrebbe comportato la scoperta dell'antro e dei geroglifici, troppo pericoloso, al momento, portare a conoscenza dell'umanità dell'esistenza di Atlantide. La Confraternita aveva ottenuto una doppia vittoria: aveva il frammento di meteorite e soprattutto il fatto che appunto la Lega era obbligata a tenere nascosto quanto scoperto da Mattia, era un implicito assecondare la missione della Confraternita, impedire il divulgarsi del sapere.

Di tutto quanto accaduto Mattia ne avrebbe certo parlato con Riccardo, ma nei giorni seguenti, ora era parecchio stanco e confuso ma soprattutto arrabbiato.

Gli rimaneva soltanto l'aver passato una bella vacanza con Anisha e in parte con Massimiliano. Ma il futuro era denso di ombre oscure.


CAPITOLO 1 - RIVELAZIONI


Italia, 2023


Essere degli eroi, anzi dei supereroi, è un mestiere difficile, ma lo sarebbe ancora di più senza "l'eroico amico" o forse per meglio dire il fido aiutante: per Zorro, Bernardo; per Bruce Wayne, Alfred; per Ironman, Jarvis e per Maschera e Mantello, Samuel e Benedetto. Sì, oramai sia Samuel che il compagno condividevano le missioni di Mattia e Massimiliano, fornendo quell'aiuto che serviva.

Il destino dei due giovani, soprattutto poi quello di Mattia, era di salvare il mondo e i due adulti lo avevano accettato oramai di buon grado. Mattia però non aveva rivelato, se non a Massimiliano, di essere uno dei figli della regina Cyfarchiad, uno dei figli di Atlantide e di avere poteri sovrumani e magici, per quello ci sarebbe stato tempo.

A Villa Bertelli era una giornata come tante altre. Massimiliano e Mattia erano intenti a sistemare il giardino, con l'aiuto di Davide e Speranza e la supervisione di Scintilla, mentre Samuel e Benedetto erano nello studio a esaminare la situazione finanziaria del Fondo, che da quando Samuel non era più Presidente del Consiglio, aveva ripreso a pieno regime la propria attività.

Il silenzio dello studio venne interrotto dalla voce metallica di Goliath: "L'INGV segnala un terremoto di magnitudo 9 nelle Filippine...allerta tsunami in corso."

Benedetto si alzò di scatto e corse alla finestra: "Allerta tsunami alle Filippine…" urlò rivolto a Mattia e Massimiliano. I due si guardarono negli occhi con un lampo di intesa.

"Davide, pensa a tua sorella, noi due ci dobbiamo assentare per un attimo." Disse Mattia.

"Possiamo continuare a lavorare qui?" Chiese di rimando la bambina.

"Aspettate che vengano giù gli zii."

Il terremoto si era generato alle 10:56 ora italiana, tardo pomeriggio a Manila, era stata diramata subito l'allerta tsunami, aggravata poi da una seconda scossa, venti minuti dopo, due forti scosse di magnitudo 8 della scala richter, la seconda proprio mentre l'Ala della Notte era in volo.

"Dobbiamo attivare il motore a onde gravitazionali, altrimenti non arriveremo mai in tempo!" Disse Mantello mentre dai monitor osservava le scene di distruzione che il satellite Atlantis mandava in onda sugli schermi del velivolo.

"Non lo abbiamo ancora testato!"

"Non c'è migliore occasione di questa!"

Maschera per un attimo guardò il bottone rosso sulla plancia di comando. Il motore a onde gravitazionali permetteva all'Ala della Notte una sorta di balzo nell'iperspazio, in modo da giungere pressochè istantaneamente nel punto di arrivo prescelto.

"Allacciati le cinture amore, si parte." Così dicendo Maschera, dopo aver impostato le coordinate sul computer, pigiò il tasto e...ecco che l'Ala della Notte si trovò in un battibaleno proprio sui cieli di Manila.

"Goliath segnala l'avvicinarsi dell'onda di reflusso, dobbiamo muoverci...anche se non so come possiamo fermarla." Disse Mantello.

"Tu puoi, tu sei uno dei nostri figli, lascia che il potere si liberi in te." Maschera udì una strana voce, una voce di donna, una bellissima voce che gli suonava famigliare, seppure appartenesse ai suoi sogni più profondi.

Quasi che il cervello di Mattia si fosse resettato il ragazzo ebbe chiara la situazione.

"Portami sulla spiaggia, so cosa devo fare."

"Che cosa?" Massimiliano intercettò lo sguardo del compagno, "Ma i dispositivi della tuta non hanno abbastanza potenza e nemmeno l'Ala della Notte!"

"Ti prego, fai come ti dico, so quel che faccio."

L'Ala della Notte si adagiò sulla spiaggia.

Maschera uscì dal portellone posteriore e fece poi cenno, una volta sceso, a Mantello di ritornare in volo.

Alcuni elicotteri si erano avvicinati, uno anche della locale emittente televisiva.

Maschera era proprio al centro dell'ideale traiettoria di propagazione dell'onda.

Mantello gli stava parlando attraverso l'auricolare: "L'onda si sta avvicinando, velocità trecento chilometri orari!"

Mattia istintivamente si tolse la maschera, allargando le braccia concentrò lo sguardo verso l'orizzonte.

Le due scosse di terremoto avevano fatto registrare per il momento centinaia morti in tutta l'area colpita, ma se l'onda anomala avesse colpito le coste i morti sarebbero stati molto molto di più.

Mattia chiuse gli occhi e vide davanti a sè una donna che appoggiava poi le mani sul petto di un bambino ancora in fasce.

Mattia spalancò improvvisamente gli occhi e una strana energia si diffuse dal suo corpo, questa onda di energia invisibile riuscì ad imbrigliare l'onda che quasi sembrò si schiantasse contro un muro. La potenza sprigionata dal corpo di Mattia era tanta, visto che il fronte era lungo diverse centinaia di chilometri.

Mattia aveva arrestato l'onda assassina.

Appena le acque tornarono alla normalità, Mattia fece cadere le braccia ciondoloni e poi svenne.

"Oh no!" Urlò Mantello temendo il peggio.

L'Ala della Notte atterrò nuovamente sulla spiaggia e Mantello, uscito dall'abitacolo, corse verso Mattia, che era ancora vivo ma respirava a fatica.

Una voce si insinuò nell'auricolare di Mantello, era quella di Riccardo: "Non ti preoccupare, sta bene, è solo debole. Lo devi riportare alla fortezza dell'Amiciza e adagiarlo sul lettino medico, si riprenderà in poco tempo."

Quello che era accaduto aveva fatto il giro del mondo e non si sa se fosse più incredibile che Maschera avesse fermato lo tsunami o che finalmente il mondo aveva appreso la vera identità di questo giovane eroe.

"RIVELATA L'IDENTITA' SEGRETA DI MASCHERA E MANTELLO, MATTIA ROSETTI, IL FIGLIO DELLA FRECCIA D'ORO SALVA MIGLIAIA DI VITE"


Eh già, perchè una volta svelata l'identità segreta di Maschera, alla gente non ci volle molto a capire chi fosse in realtà Mantello.

Fortunatamente, se così si può dire, il merito venne attribuito ai dispositivi tecnologici in dotazione al dinamico duo, nessuno poteva sapere che in realtà era stato il potere di Mattia a fermare lo tsunami.

Mattia aprì gli occhi a fatica. Il disco medico aveva compiuto il proprio dovere e Mattia si sentiva già bene, anche se un po' intorpidito. Davanti a sè vide Massimiliano e Samuel.

"Davide e Speranza dove sono?" Fu questo il suo primo pensiero.

"A casa con Benedetto...che..." Samuel stava per chiedere che cosa fosse successo.

Intervenne Massimiliano: "Abbiamo voluto testare una nuova funzione della tuta, solo che qualcosa deve essere andato storto, e una piccola scossa elettrica ha fatto svenire Mattia. Probabilmente ha avuto origine nella maschera, ecco perchè se l'è dovuta togliere."

"Sei stato un incosciente!" Samuel non sapeva se essere arrabbiato o felice e abbracciò Mattia fra le lacrime.

Mattia e Massimiliano si scambiarono un cenno di intesa.

"Su papà, va tutto bene. Puoi tornare dagli altri...io e Massy arriviamo tra un po', il tempo di cambiarmi."

Una volta che Samuel fu entrato nell'abitacolo e questo partito in direzione della loro casa, Mattia e Massimiliano si dissero reciprocamente: "Comunque amore abbiamo un problema, guarda..." Massimiliano mostrò i vari servizi televisivi dove chiaramente si vedeva il volto di Mattia.

"Dire che sì è un bel problema"

"Ma come mai ti sei tolto la maschera?"

"Non so, mi sentivo come imbrigliato, era come che volessi sentire il vento in faccia, non so..."

"Avrei potuto attivare lo sprombatutto."

"Non ti preoccupare, la colpa è stata mia, non avrei dovuto togliermi la maschera ma è stato più forte di me. Comunque complimenti per la bugia, ma finchè non capiamo meglio questa cosa del figlio di Atlantide meglio far credere che sia merito di una delle nostre invenzioni."

Erano passati diversi anni da quando, piuttosto fortuitamente, Mattia aveva appreso di essere uno dei figli di Atlantide, ma solo Massimiliano era a conoscenza di ciò, non ne avevano nemmeno mai parlato con Riccardo, ma forse ora era giunto il momento delle verità.

Goliath proiettò l'ologramma di Riccardo al centro della stanza di controllo della Fortezza dell'Amicizia

"Da quando hai capito di essere uno dei figli di Cyfarchiad?" Chiese Riccardo serafico.

"Qualche anno fa, in un sogno mi sono diciamo ricordato di quando era accaduto quando sono stato in India con Anisha". E così Mattia raccontò il suo ricordo del futuro.

"Quando quel giorno sei stato rapito da Lashor Rattlor, temevamo per la tua incolumità e l'unico che avrebbe potuto salvarti era tuo fratello Eletein, a costo di rivelare il nostro segreto, abbiamo poi dovuto cancellarti la memoria, ma sapevo che prima o poi i tuoi poteri, la tua vera identità avrebbero bussato alla porta, era solo questione di tempo"

"Ma gli altri miei fratelli dove sono? E dove si trova ora Eletein?"

Il volto di Riccardo si fece improvvisamente cupo: "I tuoi fratelli hanno vissuto nella loro epoca, quando sono fuggiti da Atlantide, solo Eletein ha potuto viaggiare nel tempo, usando la capsula con la quale tu stesso hai viaggiato ad Atlantide, portandoti in salvo, come lui presumo ti abbia raccontato."

"Ma che fine ha fatto, in tutti questi anni è sparito...ho tante cose da chiedere…"

"Eletein era il cronoviaggiatore che ti ha sempre dato una mano, ricordi quando tu e Massimiliano siete ritornati nel '56 per risolvere il mistero del convento?"

Mattia ripensò a quando, ritornato nel 1956 per chiarire il mistero del ladro del carnevale di Borgopianura, incontrò Luca e Giovanni e di come qualcuno li aveva aiutati, misteriosamente, in più di una occasione.

"Sì, ricordo."

"Eletein è poi ritornato indietro nel tempo per proteggere il frammento che era custodito all'interno del convento di Borgopianura, purtroppo ha dovuto fronteggiare il Signore delle Ombre e…"

Massimiliano fece cenno a Riccardo di fermarsi, Mattia aveva gli occhi lucidi, non c'era bisogno di proseguire.

"Quindi sono rimasto solo io?"

"Sì"


Il viaggio di ritorno alla villa fu più silenzioso di tanti altri.

Mattia era assorto nei suoi pensieri. Sentiva il peso di tutto quanto gli era stato rivelato. A dire il vero non si sentiva disorientato, quanto piuttosto ancora maggiormente responsabilizzato nei confronti del prossimo.

"Ora che tutti sanno la nostra identità, non ci potremmo più chiamare Maschera e Mantello..." Massimiliano cercò di stemperare la tensione.

"Hai ragione, ci serviranno anche nuovi costumi, senza quelle fastidiose maschere."

"Ora che tutto il mondo sa la tua identità penso sia inutile continuarci a chiamare Maschera e Mantello, non trovi?"

"E perchè mai? Maschera e Mantello è essere sempre dalla parte della giustizia, in favore dei più bisognosi, contro tiranni ed oppressori."


Tutti i testi redatti da Marco Cevolani e qui pubblicati sono rilasciati con licenza CC BY-NC-SA 4.0, le foto e i disegni realizzati da Marco Cevolani con licenza CC BY 4.0. Per i testi di narrativa: ogni riferimento a fatti e persone è puramente casuale
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