Fuggiaschi, capitolo secondo
Il ragazzino si guardava in giro incuriosito, si alzò in piedi e iniziò a perlustrare il piccolo appartamento, come di solito fa un gatto quando viene accolto da una nuova famiglia.
"Ah, non c'è molto da vedere…" Disse Samuel con ironia.
Il nuovo arrivato fu attratto in modo particolare dal televisore: armeggiando con i pulsanti riuscì ad accenderlo, e poi iniziò a fare zapping in modo vertiginoso.
"Forse a cambiare canale fai meglio con il telecomando." Samuel glielo porse.
Il ragazzo se lo rigirò nelle mani con curiosità e poi tornò a sedere sul divano. Samuel si accomodò vicino a lui.
Il ragazzo continuò a cambiare canale per ore e ore e Samuel, trasportato dai tanti dubbi di quella situazione, non era sicuro di avere fatto bene a portarsi quel ragazzino a casa, si addormentò.
Si svegliò di soprassalto, gli sembrava di essersi appena appisolato, invece erano le 8 di mattina, il sole illuminava tutta la stanza; appena aperti gli occhi vide il tavolo tutto imbandito, pronto per una lauta colazione.
"Buongiorno! Ben alzato! Spero gradirai la colazione che ti ho preparato!"
Samuel non sapeva se rimanere più sconcertato dal tavolo pieno di ogni prelibatezza o dal fatto che il misterioso ragazzino parlava un fluente italiano.
"Ma…come…hai…fatto?" Balbettò Samuel.
"Nel tuo…non so come si chiama…che hai messo là sopra - il ragazzo indicò il portafogli di Samuel - ho preso dei soldi e sono andato a fare la spesa."
"Oh Madonna di Dio! Ma…come…hai…fatto?" Chiese Samuel.
"Ho guardato questo vostro sistema di riproduzione delle immagini e ho imparato molte cose sul vostro pianeta e su come preparare una tavola per quando uno si sveglia."
"Hai imparato anche piuttosto bene la nostra lingua."
"La nostra capacità di apprendimento è piuttosto elevata, credo molto più della vostra."
"Eh, me ne sono accorto. Senti, bimbo, ti ha visto qualcuno suppongo stamattina…"
"Se temi per la mia incolumità, sono un essere mutaforma e ho cambiato opportunamente il mio sembiante visivo."
"Ho paura a chiederti in che cosa ti sei trasformato." Replicò Samuel, a bassa voce.
"Dalle tue cedole identificative ho visto che ti chiami Samuel, il mio nome reale è Matyaa…che non so a cosa corrisponda."
"Bè, ti potrei chiamare Mattia…"
"Mi sembra buono per camuffare la mia identità."
"Ecco, a proposito di identità, se qualcuno chiede, tu sei mio cugino - vedendo l'espressione dubbiosa del ragazzo che evidentemente non conosceva il significato di quella parola, Samuel si affrettò a dire: "significa parente"
"Cosa sarebbe un parente?"
"Persone che sono legate…insomma….che vivono nella stessa abitazione….casa…"
Calò un attimo il silenzio tra i due.
"Mattia, senti, ma cosa ci fai sul nostro pianeta? E soprattutto, da dove vieni?"
Il ragazzino si avvicinò a Samuel e gli mise le mani alle tempie. Come davanti ad un grande schermo Samuel vide degli esseri umanoidi che correvano verso un ambiente pieno di piccole capsule, mettendo una sorta di fagotto dentro uno di essi, poi una strana voce in una lingua incomprensibile che diceva qualcosa e la voce del ragazzo che parlava, "Caro figlio mio ti dobbiamo mandare via dal nostro pianeta perché gli Eversori ti vogliono rapire, hanno invaso il nostro pianeta, viaggerà con te anche il keloderon che contiene molto del nostro sapere e la mappa per tornare sul nostro pianeta e liberarci. Non sappiamo se altri ti seguiranno, ma su qualsiasi pianeta andrai assumerai le sembianze che ti permetteranno di stare sempre al sicuro."
Samuel si scostò dalla "presa" del ragazzo: "Cazzarola, proprio come in Superman…e senti un poco… cosa sarebbe questo keloderon?"
Mattia tornò ad appoggiare la mani sulla testa di Samuel che vide una sorta di floppy disk dalla forma irregolare con diversi solchi sulla superficie.
"Credo sia rimasto sulla tua navicella!"