Dopo venticinque anni Aldro vive ancora

29.09.2025

Riproponiamo l'articolo scritto venti anni fa dal nostro Marco Cevolani sulle colonne di Centoggi nel marzo 2006.

Durante l'ultima partita casalinga della Benedetto è stato esposto uno striscione a favore di Federico Aldrovandi, il giovane di 18 anni morto a Ferrara lo scorso 25 settembre in circostanze tutte da chiarire, sulle quali è in corso un'indagine. É il primo segnale che anche a Cento qualcosa si sta muovendo. Tutto ha avuto origine all'inizio di gennaio quando la madre di Federico ha deciso di aprire un blog su internet per chiedere che fosse fatta chiarezza sulle circostanze che hanno portato alla morte del giovane figlio. Quasi immediatamente si è costituito il Comitato Verità per Aldro, cosi era chiamato dagli amici Federico. Il Comitato si è reso subito protagonista ili numerose iniziative volte a sensibilizzare l'intera comunità: sit-in in piazza Trento e Trieste a Ferrara, la Fiaccolata del 25 febbraio e il concerto no-stop del 24 marzo presso la Sala Estense. La volontà del Comitato non è quella di fare processi sommari o di piazza, ma si chiede solamente che vengano dissipati i dubbi sul decesso di Federico. Ripercorriamo brevemente le tappe di questa vicenda. Alla mattina del 25 settembre, attorno alle ore 6.00. Federico viene fermato da una pattuglia della polizia, che è intervenuta in via dell'Ippodromo su segnalazione di alcuni abitanti della zona, secondo la chiamata fatta al 112 c'era un giovane che "scalciava contro tutto". Subito dopo interviene una seconda volante. Federico, durante fermo di polizia, muore. Il decesso viene subito classificato come malore, dovuto alla probabile assunzione di droghe. Si apprenderà in seguito che il giovane aveva assunto quella sera in discoteca una pasticca. Per alcuni mesi le indagini sono in stallo. La madre e alcuni amici, vedendo il corpo di Federico nella bara, si convincono che non può essere stato semplicemente un malore. Sul suo corpo compaiono numerosi lividi e segni, testimoniati anche dalle foto mandate in onda dalla trasmissione "Chi l'ha visto?" e che probabilmente la madre pubblicherà sul blog. In un primo tempo queste ferite vengo giustificate a seguito della colluttazione: durante i ripetuti tentativi di immobilizzarlo, Federico oppone resistenza, sbattendo per terra e contro la stessa automobile della polizia. La colluttazione viene quindi ammessa in un secondo momento è ribadita anche nella successiva perizia; però sorge spontanea una domanda, come mai c'è voluta un'interrogazione parlamentare per scoprire che due manganelli sono stati rotti addosso al giovane? Dopo ben cinque mesi vengono depositate le perizie, quella della procura riconduce le cause della morte ad una insufficienza miocardica contrattile acuta, sostenuta da una condizione di stress psicofisico, che ha provocato un aumento del fabbisogno di ossigeno, non adeguatamente supportato per l'indebolimento funzionale dei centri respiratori conseguente all'assunzione di eroina, ketamina e alcool. La perizia dei legali della famiglia invece attribuisce il decesso ad una asfissia posturale. Federico è stato ammanettato in posizione prona e con le mani dietro la schiena: prima di essere messo in questa posizione Aldrovandi era vivo, la perdita di coscienza e la morte si sono verificate dopo la restrizione "posturale"-si legge sulla perizia-; viene inoltre messa in particolare evidenza la violenta colluttazione anche se le percosse subite non sono state mortali. Alcune testimonianze, tutt'ora al vaglio dei magistrati, sembrano sostenere questa tesi, tutto ruota attorno alle sostanze presenti in quella pasticca, che Federico aveva comunque assunto ore e ore prima. Chi l'ha lasciato in via dell'Ippodromo afferma che comunque era in condizioni normali. Entrambe le perizie concordano sulle quantità e sui tipi di droghe presenti in quella pasticca. Secondo però i legali della famiglia le quantità erano comunque irrilevanti, non tali da causare un decesso. La perizia di parte infatti riporta che l'alcool (0.4 g/L) non è significativo, inferiore ai limiti fissati per guidare; Ketamina (40 ng/ml) in dose nemmeno comparabile con quella mortale che è superiore a 7000 ng/ml; la morfina (residuo metabolico dell'assunzione di oppiacei) viene esclusa come causa di decesso perché non si rileva il criterio "clinico-circostanziale" di decesso da oppiacei: nel caso di morte correlata nel abuso di oppiacei la sintomatologia non è certamente quella di agitazione psicomotoria, quindi se effettivamente Federico fosse stato in uno stato di debolezza che gli impediva di respirare, come mai 4 poliziotti hanno dovuto esercitare così tanta forza per immobilizzarlo? Questo tipo di droghe. considerando le quantità ridotte, potevano avere effetti mortali? O provocare comportamenti aggressivi? Va infatti ricordato che in un primo tempo la telefonata fatta da uno degli abitanti della zona parlava di "un ragazzo che sbatte contro tutto", si era parlato persino di atti di autolesionismo. Ma l'esatta trascrizione è posta sotto il segreto istruttorio. L'ulteriore perizia tossicologica commissionata dal pm e che sarà depositata entro il 7 aprile forse dissiperà gli ultimi dubbi. É notizia di questi giorni che i 4 poliziotti che quella mattina hanno fermato Federico sono stati iscritti nel registro degli indagati con l'accusa di omicidio preterintenzionale. 

Il procuratore capo Messina ha spiegato che questo è un atto tecnico che non presuppone alcuna ipotesi di responsabilità. Gli scenari che ora si aprono sono diversi: i quattro agenti possono essere rinviati a giudizio oppure essere prosciolti da ogni accusa. Ma diverse sono anche le domande a cui va data una risposta. Perché in un primo momento ci si è affrettati a parlare di malore non menzionando la colluttazione? Perché alla madre non è stato permesso di vedere subito il corpo del figlio? E come mai soltanto dopo cinque ore dal decesso, quando gli stessi genitori non vedendo il figlio rientrare a casa avevano telefonato in ospedale ripetutamente, la famiglia è stata avvisata della morte di Federico? Proprio perché all'intera comunità siano date le risposte a queste domande è in corso questa grande mobilitazione, una mobilitazione che non ha nessuna etichetta di partito, che non vuole accusare la polizia. Il momento particolarmente toccante è stata la fiaccolata svoltasi a Ferrara il 25 febbraio. Un corteo silenzioso ma che a gran voce chiedeva e chiede tutt'ora verità e giustizia per Aldro. Verità: perché Federico è morto? Giustizia: la morte di un giovane in simili circostanze non può essere considerata giusta, qualunque ne siano state le cause. Tutte queste iniziative si sono svolte in un clima di serenità e pacatezza, nonostante la tragedia di questa vicenda

Borgopianura Oggi non è stampa periodica, trattasi di prodotto celebrativo e pubblicitario. Non è costituita alcuna redazione (le collaborazioni indicate sono occasionali) e non si fa raccolta pubblicitaria. Borgopianura è l'immaginario paese dove l'autore Marco Cevolani ambienta le sue storie

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